L’idea dell’onorevole Emanuele Fiano è sbagliata sotto tutti i punti di vista. Il guaio è che una Camera ottusa l’ha seguito. Ottusa e, come vedremo, ignorante. Un’idea anche nobile, negli intenti, ma nefanda nelle conseguenze.
Il fascismo è parte della storia nazionale. Una parte certo non gloriosa, conclusasi come peggio non si poteva, ma pur sempre parte della storia nazionale. Sul punto la parola passa e resta all’opera di Renzo De Felice.
Il fatto che quell’opera fu in ogni modo avversata, in sede culturale e universitaria, va a disonore di chi pensò d’isolare chi scriveva la storia. Posto che la si scrive e riscrive sempre, sul punto c’è poco da aggiungere.
Essendo il fascismo parte della storia nazionale è dissennato supporre di poterla cancellare. Anche perché si avvierebbe un processo che non si saprebbe più come fermare.
Suppongo che, con coerente approccio, diventi proibito commerciare immagini di Stalin. Dopo di che si rischia di non potere riprodurre l’atto che avviò la fine della seconda guerra mondiale. O si dovrà cancellare Stalin da Yalta? Corbellerie.
Ma c’è un punto di cui non ho sentito parlare, segno che la Costituzione italiana è un testo assai citato e per niente letto. Qualcuno ha ripassato la dodicesima norma transitoria e finale?
Il primo comma stabilisce che: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Si badi: non è proibito essere stati (sarebbe stato impossibile proibirlo) o essere fascisti, ma la riorganizzazione di quello che fu uno stato nello Stato. Il resto era libero, tanto che nacque un partito fondato da reduci di Salò.
Il secondo comma è quello che ci interessa: “In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”.
Rileggetelo con calma e lentezza. I Costituenti si rendevano ben conto che non era possibile mettere fuori legge un’idea politica, se non uccidendo sul nascere la Costituzione repubblicana, al tempo stesso ancora fumavano le macerie, materiali e morali, prodotte dal fascismo.
Quindi posero un limite temporale. Significa che dal 1953 anche i “capi responsabili del regime fascista” avrebbero potuto candidarsi e, teoricamente, governare. È chiaro?
È mai possibile che settanta anni dopo, nel 2017, si supponga di potere proibire icone che, nel frattempo, sono divenute cianfrusaglia?
I Costituenti pensarono che cinque anni fossero sufficienti per rendere la Repubblica e la democrazia abbastanza forti da sopportare il ritorno politico di chi aveva distrutto l’Italia. E avevano ragione.
Vi pare che settanta anni dopo sia un pericolo chi vende o compra un busto di Mussolini, un vino con la sua effige, o fa il saluto romano? Se c’era un modo per trasformare settari confusi e ridicoli in vittime di persecuzione Fiano l’ha trovato.
Ditegli di smettere. [spacer height=”20px”]
Davide Giacalone, 18 settembre 2017