Il soliloquio del sostituto e i pericoli per la democrazia: la riflessione di Gian Domenico Caiazza, Responsabile Osservatorio Dati Giudiziari UCPI sul Tempo dell’11 aprile
Appena si sarà esaurita l’euforia post-elettorale, e con essa la rappresentazione sloganistica di idee, programmi e soprattutto progetti di alleanze governative, occorrerà finalmente che le forze politiche si misurino con le vere idee che animano i diversi schieramenti. A tal fine mi permetto di suggerire l’ascolto attento dei 31 minuti di riflessioni sulla Giustizia penale che il pm Di Matteo ha distillato ad un estasiato uditorio di Cinque Stelle, con scrosciante standing ovation finale e commozione incontenibile del gran cerimonieri Gianluigi Nuzzi.
Di Matteo affida al nuovo partito di maggioranza relativa, che lo accoglie spellandosi le mani, un programma che possiamo sintetizzare di seguito.
- “Affievolimento” (lo ha chiamato così) del sistema processuale accusatorio, nel senso che le prove raccolte dal pm e dalla Polizia Giudiziaria debbano già assurgere al rango di prova; al dibattimento il compito di dargli un’occhiata, con reverente moderazione.
- Rafforzamento e moltiplicazione esponenziale del potere di intercettazione telefonica ed ambientale.
- Abolizione di ogni vincolo temporale alle indagini del pm, che possono e debbono proseguire fino a quando la Verità – che subito assume la veste di prova piena del fatto, come si è detto, non sia finalmente ricostruita dall’Accusa in splendida solitudine.
- Blocco della prescrizione dal momento della richiesta di rinvio a giudizio.
- Forte innalzamento delle pene edittali per i reati di maggiore allarme sociale, tra i quali comprendere, già che ci siamo, anche la turbativa d’asta e il voto di scambio.
- Certezza della pena intensa nel senso di eliminazione di ogni misura alternativa alla detenzione.
- Ed ancora, espansione drastica dei procedimenti di prevenzione personali e patrimoniali, cioè di quelle misure idonee a confiscare patrimoni e libertà individuali non sulla base di una responsabilità penale accertata giudizialmente, ma del mero sospetto di polizia fondativo di un giudizio di pericolosità sociale.
Tutto ciò in un quadro ordinamentale nel quale la indipendenza della Magistratura viene intensa come eliminazione di ogni traccia di gerarchia negli uffici giudiziari, sicchè ogni Sostituto Procuratore possa esercitare la propria funzione senza doverne rispondere nemmeno al capo del proprio ufficio, ufficio che dopo la riforma Mastella è considerato da di Matteo pressoché come la longa manus della normalizzazione del potere giudiziario da parte della Politica. Ed in un quadro politico nel quale tutte le fondamentali articolazioni del nostro sistema democratico (Parlamento, Pubblica Amministrazione, partiti politici tradizionali, libera impresa) sono affasciati in un unico contesto schiettamente criminale, in qualche caso per esserne vittime, nella maggior parte dei casi per esserne conniventi.
Sono 31 minuti raggelanti, sottolineati solo dai continui, entusiastici applausi di condivisione del nuovo partito di maggioranza del Paese, che senza equivoci o tentennamenti di sorta disegnano con precisione tecnica quasi scolastica il più classico Stato di Polizia, cioè uno Stato governato dai poteri inquirenti (Pubblici Ministeri e Polizia giudiziaria), assistiti ed illuminati da una presunta supremazia etica, politica e culturale che condanna chi la dovesse contestare al ruolo di fiancheggiatore o connivente della criminalità politico-economico-mafiosa.
La coalizione di centrodestra da un lato, e il Pd dall’altro, hanno da dire qualcosa in proposito? Soprattutto chiederanno qualcosa in proposito a chi si propone, indifferentemente con il consenso dell’uno o dell’altro, alla guida del Paese con simili prospettive programmatiche? Si può finalmente parlare di contenuti, di politica, o si continuerà a consentire che si parli solo di vitalizi parlamentari?
Giandomenico Caiazza