La remuntada spagnola, per mutuare un’espressione calcistica, è fatta. Il Fmi ha certificato che il pil pro capite iberico è salito nel 2017 a quota 38.286 dollari contro i 38.140, 3 degli italiani. In merito, abbiamo posto a Davide Giacalone, opinionista e vide-presidente della Fondazione Luigi Einaudi, alcune domande.[spacer height=”20px”]
Cosa ci dice questo dato e quali gli scenari futuri?
Il pil pro capite misura la ricchezza prodotta dividendola per gli abitanti. La nostra economia resta più grande, il nostro pil più alto. Ma se la Spagna ha una percentuale di disoccupati più alta dell’Italia, come è possibile il sorpasso? Perché il costo del lavoro è più basso, più alta la produttività ed è più basso il numero dei mantenuti, a vario titolo. Fosse solo il caso spagnolo, potremmo provare a ignorarlo, ma quella differenza di crescita ci tiene in basso rispetto a tutti gli altri europei. Continuare a ignorarlo è follia.
Altro dato rilevante è il costo del lavoro. In Spagna è sceso dal 2010 del 4,3% mentre da noi è salito del 3,9%.
Eppure i salari medi italiani restano più bassi di quelli della prima potenza industriale (noi siamo la seconda, in Ue), la Germania. Da una parte c’è il costo fiscale e previdenziale, che da noi è altissimo, dall’altra la produttività è erosa dalla carenza d’infrastrutture e dal ritardo nell’innovazione. Il guaio più grosso, però, consiste nel non capire, tanto che la grandissima parte delle proposte politiche sono indirizzate a reclamare maggiori costi e maggiori trasferimenti pubblici, con più alte garanzie e rigidità. La sete degli alcolisti.
Infine lo spread, da molti considerato il termometro più rappresentativo nell’Ue. Nel 2016 c’è stato il sorpasso, oggi il divario si è ampliato ulteriormente con Italia a quota 119 e la Spagna a 69. Per chi è a digiuno di spread, cosa vogliono dire questi due dati?
Che i mercati (ovvero quanti amministrano soldi, compresi i nostri risparmi) considerano più rischioso prestare soldi all’Italia che alla Spagna. È ingiusto, perché noi abbiamo sempre pagato i nostri debiti, per giunta con un premio superiore rispetto ad altri. Ma è ragionevole: se una nave ha tutto il tempo e lo spazio per virare non sarà il caso di gettarsi in vista degli scogli, ma se il comandante, la ciurma e i passeggeri urlano “avanti così” è sano mettere mano alle scialuppe e abbandonarla. Chi presta ha da tempo indossato la ciambella. [spacer height=”20px”]