Il governo chiede un risarcimento al concessionario per le autostrade secondo un criterio bizzarro ed estraneo al diritto: il commento di Rocco Todero sulle pagine del Foglio.
C’era d’aspettarselo. Non si poteva ragionevolmente sperare che l’afflato populista degli ultimi mesi risparmiasse le fondamenta del nostro ordinamento giuridico. C’ha pensato, così, il Presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte, a cominciare a riscrivere il capitolo della responsabilità civile e del risarcimento del danno.
Ad un cronista che gli ha chiesto di valutare l’entità del risarcimento provvisoriamente offerto dalla società Autostrade nella misura di 500 milioni di euro, il Capo del Governo ha replicato di ritenerlo del tutto inadeguato rispetto agli utili che il concessionario ha conseguito nel corso degli utili anni.
Il prof. Conte, pertanto, ha dato il via alla diffusione di una teoria del tutto innovativa secondo la quale il risarcimento, da imputare a chi ha cagionato ad altri un pregiudizio ingiusto, non sarebbe da commisurare alle risorse necessarie a riparare il danno stesso, ma dovrebbe essere in qualche modo ricondotto agli utili economici che l’imprenditore ha tratto dallo svolgimento della propria attività industriale o commerciale.
Non sarebbe sufficiente per il Concessionario, in altre parole, corrispondere ai parenti delle vittime il risarcimento del danno secondo gli ordinari parametri giurisprudenziali, agli sfollati il ristoro per il grave disagio subito a seguito del crollo del ponte di Genova, allo Stato l’equivalente del valore necessario alla ricostruzione dell’opera pubblica, ma dovrebbe Autostrade per l’Italia, in aggiunta, restituire (a chi? allo Stato?) una porzione consistente degli utili che ha guadagnato dal momento della sottoscrizione della convenzione autostradale.
Cosicché, se durante la visita all’interno di un negozio un cliente dovesse subire una lesione a causa dell’improvviso crollo del lampadario soprastante, il commerciante non potrebbe limitarsi a risarcire i danni effettivamente patiti dal danneggiato, ma dovrebbe corrispondergli, per di più, una porzione (non ben individuata) dei profitti che ha conseguito in virtù dell’attività imprenditoriale espletata.
Ne conseguirebbe che sarebbe auspicabile rompersi il collo all’interno della sede della Apple che dentro i locali del panettiere all’angolo della strada.
È sembrato, poi, che il Presidente del Consiglio rivendicasse un risarcimento del danno (indicato nella misura di 4/5 volte la cifra messa provvisoriamente a disposizione da Autostrade) anche in nome e per conto dei parenti delle vittime e degli sfollati, dimenticando, tuttavia, che la credibilità e l’autorevolezza di uno Stato non sono rappresentati dalle improvvisate sortite degli esponenti del Governo che si atteggiano a difensori del popolo, ma dalla concreta possibilità per ogni singolo cittadino di potersi rivolgere al complesso delle istituzioni che compongono lo Stato al fine d’ottenere giustizia secondo legge.
Gli esponenti dell’esecutivo, detto altrimenti, dovrebbero ricordare d’indicare ai cittadini che anche in occasioni così tragiche come gli eventi di Genova, la comprensibile e legittima ricerca dello Stato non inizia, né si conclude, nell’assistere alle marce trionfali dei ministri lungo le macerie del disastro, ma si snoda attraverso l’intervento di tutte le istituzioni che l’ordinamento giuridico prevede da ben prima del 4 marzo 2018.
La Procura della Repubblica competente dovrà effettuare le opportune indagini ed indicare i probabili responsabili del disastro, il Tribunale penale dovrà emettere sentenza di condanna o d’assoluzione, le società d’assicurazione dovranno provvedere al risarcimento del danno sulla base delle regole stabilite dalle legge e dalla giurisprudenza, i Tribunali civili dovranno dirimere le eventuali controversie che dovessero insorgere sull’entità dei risarcimenti o sui soggetti chiamati a corrisponderli.
Ed il Governo? Il Governo dovrà limitarsi ad occuparsi della ricostruzione delle opere pubbliche crollate e (in sintonia con il Parlamento) del regime giuridico della gestione delle autostrade che intende riscrivere. Ma dovrebbe evitare, l’Esecutivo, di reinventarsi il codice civile e di trasformare legittime richieste di risarcimento del danno in quelle che a molti sono sembrate minacce d’inammissibili ritorsioni nei confronti di società private.
Rocco Todero, Il Foglio 22 agosto 2018