Attenti agli imbrogli. Quello di cui si vedono gli effetti e quello che potrebbe prepararsi. L’Eurobarometro è un insieme di sondaggi, condotti nei Paesi europei. I sondaggi non sono oracoli, meno ancora referendum o elezioni, servono ad orientarsi. Ma vengono usati anche per disorientare. Dunque: in Italia “solo” il 44% sarebbe favorevole a restare nell’Unione europea, contro una media Ue del 66. Quindi la maggioranza è per uscire? No.
Favorevole all’uscita dall’Ue sarebbe il 24% degli italiani. Considerata la cagnara che va in scena ogni giorno, già è significativo che i favorevoli a restare siano il doppio dei favorevoli ad uscire. Naturalmente il lancio nei mezzi di comunicazione è sul 44. Come al solito. Ma non è finita. I favorevoli all’euro, in Italia, sarebbero il 65%, laddove la media europea è 61. Quindi gli italiani amano l’euro più della media Ue. Ma non è finita, perché lo stesso rilevamento, a marzo, segnalava il 61% dei favorevoli. Quindi sono aumentati. Avete capito bene: gli italiani favorevoli all’euro sono più della media Ue e sono in aumento.
Come è possibile che il 64% sia favorevole all’euro e solo il 44 all’Ue? E questo è il frutto del primo imbroglio: da una parte avanza roboante la demagogia antieuropea, dall’altra la gente sa far di conto e dice di tenere lontane le manacce dalle loro saccocce. Poco cale l’illogicità, talché si può stare nell’Ue e non nell’euro, ma non si può stare nell’euro e non nell’Ue (ma non si può uscire da una parte senza uscire anche dall’altra), il sondaggio mostra un misto fra suggestione propagandistica e saggezza pratica.
Questo è il primo imbroglio, veniamo al secondo: il governo dice di volere stare nell’euro e nell’Ue, ma fa tutto il possibile per andare fuori dall’uno e dall’altra. Questi professionisti del consenso, delle raccolte di voti, sanno che se chiamassero gli italiani a decidere seccamente, su quelle alternative, perderebbero alla grande, alla grande, allora aggirano l’ostacolo, cercando di creare le condizioni per cui gli elettori siano chiamati a decidere sull’onore nazionale. Le prove di quel che sostengo? Facile: un ministro italiano, Paolo Savona, governante in un Paese con un debito patologico, beneficiario delle politiche monetarie della Banca centrale europea, grazie alle quali risparmia d’interessi più di quel che spende (male) per blandire il consenso, diffonde un documento in cui esplicitamente parla dell’ipotesi che un Paese dell’Euroarea (indovinate quale) potrebbe non pagare i propri debiti, proponendo una soluzione geniale: garantisce la Bce. Secondo voi come lo leggono, fuori, un documento di tal fatta, accompagnato da continue affermazioni che noi spenderemo a debito tutto quello che ci pare e che nessuno si permetta di mettere bocca, senza manco risparmiarsi un nostalgico “me ne frego”? Se avete dei dubbi guardate il livello dello spread.
Questo è un imbroglio: aggirare il dissenso della grandissima parte degli elettori predisponendo le condizioni di scelte obbligate.
Non aggiungo che la responsabilità di questa orrenda situazione ricade su forze irresponsabili che hanno preceduto questo governo, perché l’ho già scritto tante volte. Ma questo non è un buon motivo per lasciare terreno a questa offesa alla sovranità e all’intelligenza degli italiani.
Davide Giacalone, 18 ottobre 2018