Il Mediterraneo è il mare “tra” le terre. Il significato del suo nome evoca uno spazio “mediano” di comunicazione e di scambi, bacino di idee, cultura e merci, il luogo comune di valori e tradizioni millenarie: insomma è il Mare Nostrum.
Il Mediterraneo ha da sempre giocato un ruolo geopolitico fondamentale nello sviluppo europeo e dell’Italia. Ma non solo. Da ombelico di grandi civiltà e crocevia di popoli e commerci, oggi l’idea di Mediterraneo ha esteso il suo perimetro, coinvolgendo ormai il Medio Oriente, il Golfo Persico e i Balcani.
Quella del Mediterraneo “allargato” costituisce una chiave interpretativa obbligata che ci consente di cogliere la ritrovata centralità strategica di una regione oggi prioritaria nell’agenda politica europea ed internazionale. È però questo uno spazio che quanto più si allarga, tanto più si divide e frammenta, aprendo tra le sue crepe grandi opportunità ma anche rischi e instabilità che hanno un forte impatto sull’Europa e sul mondo.
In questo senso, il Mediterraneo non ha solo un’estensione ma soprattutto possiede una “profondità strategica” ancora tutta da esplorare con le sonde della cultura, del dialogo e della cooperazione.
E’ questo l’obiettivo del convegno “La profondità strategica del Mediterraneo: prospettive di sviluppo, sicurezza e innovazione”, dove la Sicilia, con la sua capitale Palermo, rappresenta un avamposto geopolitico e culturale, da cui ripartire con una visione comune per guardare lontano verso nuovi orizzonti ed ascoltare la voce di un mare sempre più agitato.
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Sulle sue acque si sviluppano, infatti, le rotte migratorie e i relativi network di trafficanti di esseri umani, mentre sulle sue coste meridionali si affacciano Paesi fortemente instabili: dal devastante conflitto siriano; alle difficoltà nella stabilizzazione della Libia; fino al mai sopito contenzioso israelo-palestinese.
Nonostante i diversi fattori di instabilità, il Mediterraneo rappresenta anche un’enorme opportunità. Oggi la Regione costituisce un mercato di 500 milioni di consumatori con ben 450 tra porti e terminal, mentre il suo PIL è in costante espansione con una crescita media del 4,4% annuo.
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Pensiamo ancora al raddoppio del canale di Suez, alle nuove scoperte energetiche nelle sue acque orientali, la scoperta nel 2015 del giacimento egiziano di Zohr da parte dell’ENI, ed ancora il progetto cinese “One Belt, One Road”, la nuova “via della seta” che fanno del Mediterraneo una piattaforma di connessione strategica sul piano infrastrutturale, dei trasporti e delle reti logistiche.
Nuove opportunità nascono inoltre dagli ambiziosi programmi di diversificazione economica lanciati dai Paesi del Golfo con l’obiettivo di garantire modelli più sostenibili attraverso la transizione energetica verso il gas naturale e lo sviluppo dell’economia “non-oil”.
In questo quadro complesso, la Fondazione Einaudi intende promuovere un’agenda condivisa per affrontare le sfide di una crescita inclusiva e di una sicurezza globale, grazie ad investimenti sostenibili e alle innovazioni derivanti dalla trasformazione digitale e dalla transizione energetica.
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Il Mediterraneo – con le sue crisi e le sue opportunità – deve recuperare il suo senso originario di “mare tra le terre” dov’è immersa l’Europa che dovrà ripartire con una nuova missione storica, contribuendo alla definizione di un nuovo ordine regionale in una prospettiva di sicurezza e di sviluppo, dove l’Italia sta già giocando un ruolo strategico di primo piano.
Se vuole realmente aspirare al ruolo di attore globale, l’Europa deve continuare a contribuire alla definizione di un nuovo ordine regionale che metta al centro la collaborazione e la responsabilità condivisa perché come affermava Aldo Moro, “nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa o nel Mediterraneo poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo”.
Il vecchio continente ha, dunque, la responsabilità storica di offrire al Mediterraneo allargato il proprio patrimonio di stabilità, di sviluppo socio-economico, di capacità di mediazione, accompagnando i paesi della regione, i loro popoli nella ricerca di sicurezza, di benessere e di sviluppo.
La sponda Sud del Mediterraneo, inoltre, è anche il ponte tra l’Europa e l’Africa, un continente in continua trasformazione, in forte crescita demografica, anche economica, per cui la stabilità e il benessere del Mediterraneo non può prescindere dalla crescita e dalla prosperità dell’intera Africa.
Il Primo Ministro Conte ha usato l’espressione lo “Spirito di Palermo” per indicare un’agenda che non si è chiusa con il Summit sulla Libia, ma si è aperta: «Palermo non è stata una vetrina ma un momento di confronto in particolare con i paesi che confinano con la Libia, per rappresentare il più ampio raggio di energie costruttive. I risultati – ha continuato – ci incoraggiano e ci responsabilizzano: dobbiamo lavorare per la coesione della Libia e riconoscere l’importanza della sicurezza: lo spirito di Palermo deve favorire l’effetto moltiplicatore delle intese che lì si sono strette».
Questo convegno, voluto fortemente dalla Fondazione Einaudi in stretta collaborazione con la Regione Sicilia, vuole dare corpo e energia vitale allo “Spirito di Palermo”.
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Palermo, 25 gennaio 2019