Perché il porsi domande ultime è una strada sterile e depistante per conoscere? Questo libro, guardando ai passaggi della scienza nei secoli, sostiene che l’ulteriore sviluppo della conoscenza non può eludere il tentativo di inglobare nei nostri strumenti descrittivi del mondo il tempo fisico, irreversibile e trascinante.
Finora la conoscenza, seppure meno negli ultimi tempi, ha avuto l’ossessione millenaria di operare su modelli del reale statici e su aspirazioni all’eterno, anche nel governare la convivenza.
La tesi del libro è che l’ossessione va abbandonata poiché il mondo in cui viviamo è impastato nel tempo e non si può conoscere di più cercando di conoscere tutto per sempre a costo di negare il tempo fisico nella strumentazione usata. Altrettanto non si può governare la convivenza con le utopie e gli illusori programmi di natura ideologica o religiosa avulsi dal passare del tempo.
Raffaello Morelli riflette sulla necessità di divenire consapevoli della profonda relazione tra diversità dei cittadini, libertà individuale, esercizio del senso critico, capacità di conoscere e procedere incessante del tempo fisico.
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