Nel mio libro “Le domande ultime e il conoscere nella convivenza ovvero fuori dal tempo e dentro al tempo” sostengo la necessità che il progredire matematico, per essere più capace di trattare concetti e individualità immersi nel tempo fisico (TEF), includa il più possibile nella propria struttura l’irreversibilità del TEF.
Restando ad oggi ignoto (per quel che ne so) quanto sia pro- fondo l’essere calati nel tempo e in particolare nell’attimo pre- sente, è intanto opportuno, per cominciare, sforzarsi di rappresentare alcune caratteristiche note del TEF, anche se ancora non si arriva a quella del “trascinamento” propulsivo di tutte le cose. Pertanto, nel mio libro, ho precisato una terminologia coerente con la questione del TEF e poi ho ipotizzato alcuni primi passi.
Il significato con cui uso il termine “astrarre” lo ho descritto con queste parole. L’astrarre è un’attività basilare di ciascuno di noi in rapporto con il mondo materiale esterno a noi: significa osservare e cercare di comprendere criticamente le relazioni degli esseri viventi (in particolare quelli umani) con ciò che li circonda, le relazioni degli oggetti tra di loro, le interrelazioni reciproche tra esseri viventi ed umani. Nel fare tutto ciò, si attiva la riflessione interiore del cervello. Questa riflessione innescata dall’astrarre si svolge sì in via autonoma secondo le caratteristiche attitudinali della persona, però non può mai prescinde dal considerare che ogni risultato mentale, derivato dall’astrarre d’avvio, è soggetto anch’esso, nelle sue conclusioni, ad una nuova e continuata prova dei fatti. L’assoggettarsi di continuo alla prova dei fatti è invece un carattere che, nella pratica, può non far parte di una eventuale teoria elaborata dalla mente, in via spontanea o a seguito di osservazioni.
Fin qui le parole di allora. In aggiunta, desidero rimarcare che nel linguaggio corrente, non solo al concetto di astratto si attribuisce un significato contrario (cosa non connessa al reale) ma addirittura si dà al concetto di teoria (che per definizione è libera elaborazione della mente a prescindere dal reale), il ruolo di punto di riferimento per l’agire, pur distinguendola dalla pratica. Questo uso terminologico capovolto rispetto alla logica e alla natura delle connessioni delle cose nel mondo, è un chiaro esempio di quanto sia radicata una concezione del mondo fon- data non sui fatti bensì su quello che gli umani ritengono debbano essere i fatti (in base ad ogni tipo di motivazione o credo). Naturalmente, continuerò ad utilizzare il termine astrarre come ho descritto sopra.
Nel mio primo libro, ho poi definito il tempo teorico della matematica tradizionale, TET, come quello concepito per apparire analogo al passare del tempo nel mondo fisico ma che, diversamente dal tempo fisico, è bidirezionale, reversibile (per cui non influenza le cose concrete “trascinandole” con sé) e neppure è correlato con lo svilupparsi della vita, peculiare del TEF.
Giunti a questo punto, prima di affrontare la questione TEF nella matematica, ritengo opportuno fare fin d’ora due osservazioni, una di tipo procedurale e una di struttura. La prima osservazione, procedurale, è che, per fare dei passi in modo più compiuto verso la questione TEF nella matematica, penso sia bene riflettere ulteriormente sui guasti indotti dall’uso del- la matematica con (TET) il tempo fisico, una matematica che nei secoli ha dato grandissimi contributi conoscitivi ma di cui è ormai innegabile il grave limite di essere estranea al TEF (è il motivo per il quale ho pensato alla matematica in grado di aprirsi in parte alle caratteristiche del TEF, che chiamo matematica temporalizzata, cioè matTEFparz). Da questa riflessione inizierà il libro presente. L’altra osservazione – assai rilevante, come vedremo trattandola nella seconda parte di questo libro – è cogliere che la necessità di introdurre il tempo fisico nella matematica, non si limita alla matematica ma insieme induce a ripensare molti strumenti logico-culturali utilizzati dalla notte dei tempi per affrontare quotidianamente i modi di convivere nella società e nell’ambiente. Anche questi strumenti sono stati concepiti estranei al tempo fisico (scelta comprensibile considerate le conoscenze in materia allora enormemente inferiori) mentre secondo me non possono affatto prescindervi, dato che la vita non può prescindere dal tempo.
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