È vero l’Europa si occupa solamente di quattrini e contabilità (ma ricordarsi sempre che l’Europa è una libera associazione di Stati e non la Trimurti), ed è finita che a occuparsi solamente di quattrini e contabilità sono anche i liberali, definizione peraltro vaga ed elastica. E dunque vediamo una moltitudine di liberali, bravi e meritori, armati di testi fondanti e di ascisse e coordinate a ricondurre nella giusta teoria ogni scostamento di bilancio, ogni dub-bio di copertura, ogni strategia di welfare e secondo il liberalismo dirigista di Keynes o il liberalismo liberista di von Hayek. Su tutto il resto si sono distratti e, mentre batteva-no sulla calcolatrice, qui si sono sbriciolate le mura dello stato liberale, venute giù sotto le scorribande digrignanti di chi prende a randellate le emergenze, si è fatta macelleria della presunzione d’innocenza, il diritto su cui poggia-no tutti gli altri, perché è il primo a definire la libertà dell’uomo, si sono consegnate le nostre anime allo spionaggio di Stato in nome dell’onestà da riedificare, si è assistito – con la codificazione di reati sempre nuovi e pene sempre più lunghe – alla santificazione del carcere come unico regolatore della società, si è lasciato che la Giusti-zia diventasse rabbiosa vendetta, e tutto questo conduce dritto alla Sea Watch 3, come epicentro della politica migratoria in cui sono sacri i confini, sacra la sicurezza, sacra l’identità, sacra la sovranità ma non è più sacra la vita umana. E i liberali zitti, quasi tutti. Zitti e storditi. Non c’è giustizia senza compassione, diceva Benedetto Croce, un liberale che oggi si vergognerebbe di noi.
da La Stampa, 29 Giugno 2019 pag. 1