Una volta Fruttero & Lucentini dissero da qualche parte, forse ne “La prevalenza del cretino”, che nella vita bisogna leggere almeno una volta quei grandi filosofi, letterati, uomini di genio che si prefiggono di dare una gran bella sistemata alla vita stessa.
Non conta ritrovarsi con loro o adottare il loro pensiero come se fosse la verità assoluta. Invece, conta la lettura dell’opera che prende la vita e la rivolta, la mette sottosopra, a soqquadro per poi risistemarla in un quadro di relazioni in cui tutto torna. Anche troppo. È un esercizio che può far bene alla mente e al corpo. Insomma, alla salute dello spirito.
Ma chi oggi, nel tempo delle cretinate se non del cretino tout-court, fa ancora questo esercizio? Ennio Flaiano diceva che questo è il tempo in cui il cretino si è specializzato. Forse, faceva riferimento sia al mondo che vedeva sia al mondo che intravedeva: appunto, il nostro.
Tutto oggi è a favore del cretino: la scuola, i diritti, l’informazione. La specializzazione del cretino non è vaga ma precisa: la mezza cultura, l’alfabetizzazione di massa che è un analfabetismo di andata e ritorno che genera supponenza. Tanto la cultura vera nutre dubbi, è critica, umile e laboriosa, quanto la cultura di massa è dogmatica, boriosa, sterile e, insomma, cretina.
Gaetano Salvemini osservava che gli italiani si cresimano per farla finita con la fede e si sposano per farla finita con l’amore. Si può aggiungere che si diplomano, con laurea o senza, per farla finita con gli studi. Ma più non studiano, più sono sapienti. Più non sanno niente, più sanno tutto. È la tipica forma mentale del cretino che, unico fra tutti gli uomini, non dubita mai di essere cretino.
Il sapere del nostro tempo è ben rappresentato dal totem dei dati. Abbiamo dati per ogni problema: la sanità, i trasporti, le tasse, il turismo, l’emigrazione, il Mediterraneo, la geopolitica, gli angeli, i demoni e il loro sesso. Il cretino lo riconoscete perché è sempre capace di sciorinare – verbo bellissimo e caro a Totò – miriadi di dati su ogni problema.
Purtroppo, dalla fila indiana dei dati non salta mai fuori la soluzione del problema, un po’ come dall’induzione non si ricava una legge universale. Ma il cretino lo ignora con superbia e continua a sciorinare dati. Come il tacchino di Bertrand Russell che seguiva l’induzione e sapeva che ogni mattina, con la pioggia o con il sole, i padroni gli davano da mangiare. Tranne la vigilia di Natale in cui fu sgozzato per essere servito a tavola per il cenone.
La Ragione