L’onestà politica è questione chirurgica

C’è un argomento ricorrente nel dibattito pubblicistico italiano, ma così ricorrente da essere diventato un luogo comune: la differenza tra tecnici e politici e, di conseguenza, tra governo tecnico e governo politico.

Siamo sicuri che la differenza esista?

A ben vedere i tecnici sono politici che fanno politica meglio dei politici, mentre i politici sono tecnici che fanno tecnica peggio dei tecnici. La differenza è inconsistente e l’argomento, usato in tutte le salse, è inconcludente.

Un mero esercizio retorico senza, a volte, nemmeno la consapevolezza di essere retorica. Il governo tecnico non esiste: tutti i governi sono politici. L’unica differenza sensata che si può fare tra governi è tra governo utile e governo dannoso.

Non siamo, forse, passati dai governi precedenti – Conte1 e Conte 2 – all’attuale esecutivo Draghi proprio per evitare danni ulteriori?

L’ossessione, tutta italiana, di definire i governi nasconde un problema serio: l’illusione e l’alibi – e a volte le due cose coincidono – di avere il governo salva tutto e salva tutti.

Le formule si sprecano: il governo dei migliori, il governo dei competenti, il governo dei tecnici, il governo dei professori e, naturalmente, il governo degli onesti che è l’archetipo da cui tutto nasce ed è quella canzoncina che, come diceva Benedetto Croce, risuona sempre in fondo al cuoricino dell’imbecille.

Il governo degli onesti – dove son tutti immacolati come i gigli di campo – coincide perfettamente con il governo dei disonesti perché la virtù dell’onestà politica è come la capacità del buon chirurgo il cui valore dipende non dalle ‘mani pulite’ ma dalle mani d’oro. La differenza, fondamentale, è fatta dalla vita e dalla morte del paziente.

Non è proprio questo il problema della paziente Italia?

A furia di inseguire l’illusione o l’alibi del governo degli onesti in tutte le sue varianti, la bella paziente rischia di rimetterci le penne in sala operatoria.

Perché a un governo che deve salvare tutto e tutti facendo appello alle sue qualità taumaturgiche – la competenza, l’onestà, la scienza – si offre la possibilità di allargare la sfera d’azione ministeriale che, inevitabilmente, schiaccia le libertà individuali.

Il gioco vale la candela?

Quasi sempre no. Rinunciare alle libertà – proprietà, vita, educazione, per dirne alcune – per avere sicurezza è illusorio. La qualità primaria di ogni governo, dunque, non sta nella bontà o nella onestà o nella competenza ma nella limitazione del potere.

È una precisa questione chirurgica. L’onestà politica è chirurgica.

La Ragione

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