Un problema grosso, quello dell’onda umana spinta dalle bombe russe. Non è neanche in discussione se accoglierla o meno, ma solo come farlo. Non si tratta solo di persone che scappano da una guerra, ma scappano da una guerra dichiarata a noi, al nostro mondo, al nostro diritto, alla nostra libertà. Nel loro Paese si combatte una guerra che ci si sta sforzando di non fa divenire mondiale, sapendo che è già una guerra per il mondo. Il nostro.
Se il criminale Putin non sarà cancellato, quell’onda non si abbasserà e durerà. Noi europei e occidentali continueremo a trasferire agli ucraini mezzi per difendersi, loro continueranno a trasferirci persone da difendere. Il responsabile di questa catastrofe si trova a Mosca, ha deciso di divenire il nemico dell’umanità, sarà sconfitto e se durerà a lungo trascinerà nella rovina i russi. Loro, lì, che siano militari, banchieri, affaristi, esportatori di gas, intellettuali o cittadini, si pongano il problema di come farlo fuori. O si troveranno fuori dalla civiltà.
Noi, qui, dobbiamo organizzarci anche per accogliere l’ondata. Badando a valorizzarne la straordinaria energia vitale. Soccorriamo loro soccorrendo noi stessi.
Fortunatamente, nei nostri Paesi europei, c’è già una comunità ucraina. Questo aiuta a smistare i casi delicati, come aiuta a capirsi. Anche dal punto di vista linguistico. Molti di quella comunità possono essere spostati in prima linea, senza correre alcun rischio, a nostre spese, per gestire l’accoglienza. I bambini accompagnati da almeno un genitore devono subito essere indirizzati verso le scuole, come già sta accadendo. Per loro sarà difficile, per i nostri bambini sarà grandioso. Scopriranno il mondo, apriranno la mente, saranno adulti migliori. I bambini non accompagnati, per non dire dei tanti orfani, devono anch’essi trovare posto nelle scuole, ma con la supervisione dei giudici minorili. Talora si sfugge ad un orrore e si precipita in un altro. Non deve accadere. Quei bambini sono figli di noi tutti e qui devono essere a casa loro.
Le persone che arrivano, i ragazzi già cresciuti e gli adulti, per lo più madri e anziani, sono istruite. Ma non è facile padroneggino la nostra lingua. Anche a loro va offerta la scuola, naturalmente diversa.
Noi tutti speriamo possano tornare presto a casa loro, se la ritroveranno. Non per liberarcene, ma perché vorrebbe dire che si sono liberati. Non credo sarà così facile e veloce. Quindi quelle persone devono essere accolte non solo con un tetto e un pasto, deve essere facilitato il ritorno alla normalità. Anche produttiva. La comunità degli ucraini è di lavoratori, i nuovi arrivati vi troveranno la dignità che il produrre e il rendersi utili porta con sé.
Ci costerà. Accidenti se ci costerà. Ma sarà grazie a quelle persone che avremo riscoperto chi siamo, ci saremo ricordati del perché tanti scappano o comunque desiderano venire da noi: perché il nostro è un mondo migliore. E lo è anche perché chi pensa che sia necessario inseguirne uno perfetto lo degradiamo a scemo della contrada. È la felice consapevolezza dell’imperfezione che ci ha portati ad essere i più ricchi e i più liberi. Ce ne dimentichiamo, non ci facciamo caso, per trenta anni abbiamo riempito di mugugni e lamentele il trionfo nato dal crollo dell’impero sovietico, dell’infame buio a cielo aperto che aveva sequestrato una parte dell’Europa. Ma sì, è anche naturale che non si stia a compiacersi e si voglia sempre qualche cosa in più. Ora gli ucraini ci aiutano a ritrovare la memoria, la consapevolezza, l’orgoglio. La fierezza di essere quel che siamo, libertà di lamentarsene compresa.
Quell’onda umana è dolente. Nel suo infrangersi su di noi ci porta nuovi problemi. Li supereremo e cresceremo, la ricorderemo come la sciacquata che ci ha ricordato in che consiste ciò di cui possiamo essere fieri.
La Ragione