Un manipolo di irresponsabili ha messo in moto una cosa impressionante. Si è prodotto il primo collasso di governo della storia repubblicana, basato sulla politica estera e sull’influenza in Italia di forze straniere. Nelle parole di Mario Draghi, ieri, al Senato, abbiamo trovato, concetto dopo concetto, quel che da mesi scriviamo, pagina dopo pagina.
E mentre forze e schieramenti politici, accecati dal propagandismo e animati da una furberia ottusa, provavano a scegliere le ciliegie nel cesto, intestandosene alcune e schifandone altre, noi provavamo a sostenere quel che ieri si è materializzato: il prodotto è uno solo, ha un unico senso e una sola consistenza. Si può non condividerlo, ci mancherebbe, ma non si può scomporlo.
Rimettiamo in fila i titoli di quel che conta, ieri riproposti dal presidente del Consiglio. Per lo svolgimento di ciascuno i nostri lettori non hanno che da entrare nel sito laragione.eu e leggerne i dettagli, anticipati nel tempo.
- Il governo della Repubblica italiana è europeista ed atlantista, pro Ue e pro Nato, perché di quel mondo siamo parte e quelle sono le nostre case.
- L’Italia esprime la <<condanna per le atrocità russe e il pieno sostegno all’Ucraina>>, avvertendo che <<armare l’Ucraina è il solo modo per aiutarla a difendersi>>. Che non significa sia il solo modo di concludere la guerra che la Russia ha iniziato, ma la diplomazia avrà spazio maggiore quanto minori saranno i successi dell’aggressore sul terreno. Non c’è alcuno spazio per condanne retoriche, seguite dall’ipocrisia dei “ma”.
- È <<inaccettabile la dipendenza energetica dalla Russia, frutto di passate scelte miopi e pericolose>>, sarà bene non dimenticare la seconda parte di questa affermazione, che comporta un affrancamento il più veloce e definitivo.
- La nostra politica energetica, in questi mesi, la capacità di stipulare accordi che vanno nel senso dell’affrancamento dalla Russia, ha aumentato considerevolmente il nostro peso internazionale.
- Abbiamo potuto spendere 33 miliardi, in questi mesi, soccorrendo le fasce più deboli, e abbiamo potuto farlo senza pagare un prezzo eccessivo, grazie alla <<ritrovata credibilità collettiva>>. Se viene meno non aumenta la spesa sociale, ma quella per interessi da pagare.
- Si è ottenuto quel risultato <<senza scostamenti di bilancio>> e così si può procedere ancora. Quindi No a una richiesta che arriva da destra e sinistra, sopra e sotto, da ovunque c’è gente che parla senza sapere quel che dice.
- Abbiamo rispettato tutti gli impegni del Pnrr. Se non sapremo spendere bene e onestamente quei soldi è escluso che possano aversi nuovi strumenti di debito comune.
- Non si può far parte della maggioranza che ottiene questi risultati, e poi protestare accanto a tassisti, balneari o per la riforma del catasto.
- Non si può chiedere la sicurezza energetica e poi protestare per gli impianti che servono, rigasificatori compresi.
Ce n’era per tutti. Come è giusto che sia. Poi c’è la parte strettamente politica. 10. Un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori non può che avere una maggioranza parlamentare vasta (il predecessore la pensava diversamente) e non può far finta di non vedere che si andava sfilacciando. Le dimissioni erano <<sofferte e dovute>>. 11. Se siete pronti a ripartire bene, altrimenti: tanti saluti.
Tutto istituzionalmente corretto e condivisibile nel merito. Ma anche segno inequivocabile di disfacimento politico, di contrapposizione fra “italiani” e classe politica, nel segno di un’impronta consolare. E lo avevamo visto: un manipolo di irresponsabili ha messo in moto un processo impressionante, ponendo ora, per la prossima scadenza elettorale, un problema ineludibile: la rappresentanza elettorale di tutto ciò.
La risposta alla domanda di Draghi è stata: no, non siamo pronti per le responsabilità, lo siamo per le elezioni. Il che capita quando dei naufraghi incattiviti pensano che prendere il cappello di capitano serva a nascondere di non sapere nuotare.