Sarà bene intendersi, sulla questione del debito pubblico. Tanto più che da quello dipende tanta parte non solo della nostra sorte economica, ma anche direttamente della nostra sovranità e dignità. E bisogna intendersi su un punto: inutile richiamare, di tanto in tanto, i dati resi noti dalla Banca d’Italia, lanciandoli con strilli che avvertono essere stato infranto un nuovo record (negativo). È inutile perché, in valore assoluto, il debito pubblico avrà stabilito un nuovo record prima che io riesca ad andare a capo. Entro la fine di questo articolo, che sia io a scriverlo o voi a leggerlo, il record sarà stato stracciato numerose volte. Ogni secondo che passa. Basterà vi connettiate a un contatore on line del debito per assistere alla polverizzazione continua dei record. Il problema non è (solo e tanto) il valore assoluto, ma manca del tutto la consapevolezza del nesso fra quel debito e la sicurezza del proprio patrimonio privato.
Se non fossimo inanellatori di record debitori sarebbe meglio, ma quel che conta è il rapporto fra il debito e la ricchezza che si genera, il prodotto interno lordo. Avere un debito di 100mila euro significa poco: se ne guadagno 20mila l’anno ho un problema, se ne guadagno 1 milione chi se ne importa. Nei conti del governo italiano, che si riflettono in quelli di chi osserva i nostri bilanci, il peso percentuale del debito è già sceso e continuerà a scendere. Lentamente, da un livello troppo alto, d’accordo, ma fin quando la ricchezza prodotta cresce più velocemente del debito i problemi si affrontano e risolvono senza traumi. Qualche dubbio, però, è lecito. Specie a sentire le cose della campagna elettorale: non promettono anche il salame perché, oramai, pare troppo poco, siamo a un passo dal caviale di cittadinanza. Vabbè, è fisiologico, capita sempre, lo si fa per acchiappare qualche consenso. Ecco, questo è il punto: se fosse chiaro di che stiamo parlando i consensi si perderebbero. E in fretta.
Dunque: l’ultimo record ufficializzato segna un debito a 2.766 miliardi, era di 2.530 a giugno del 2020 e 2.696 in quello 2021. Ora che leggete è già più alto. Grazie alla Banca centrale europea ci costa meno di quel che potrebbe, ma comunque più di quel che costa ad altri. Quindi c’indeboliamo ogni ora che passa. E se i tassi crescono, come cresceranno, saranno guai. Dall’altra parte il patrimonio privato degli italiani supera i 10mila miliardi. Più del triplo del debito. Tranquillizza? Inquieta, perché il debito è dello Stato, mentre la casa e i risparmi sono miei. Ma se, grazie agli argini europei, riceviamo finanziamenti e protezioni, il cui costo ricade su tutti gli europei, ove non si riduca ma accresca il debito, prima o dopo qualcuno osserverà che il patrimonio degli italiani è superiore a quello di altri europei anche perché lo hanno finanziato con il debito pubblico, spendendo senza produrre ricchezza, pagando stipendi senza chiedere prestazioni, elargendo pensioni e via così dilapidando. Sicché al patrimonio si guarderà con relazione al debito.
Il patrimonio medio è al Nord-Ovest il doppio che al Sud, ma è comunque attivo. Le passività sono basse e distribuite come il patrimonio. Un mondo di benestanti viene elettoralmente corteggiato come fossimo straccioni mendicanti. Ma una parte consistente del patrimonio è in attività finanziarie, che l’inflazione erode. Vi piacciono i bonus 110 e chi li promette? Producono inflazione ed erodono i risparmi. Vi piacciono le promesse di pagare meno tasse e avere più pensioni? Lo sbilancio potrà essere compensato con il patrimonio. Credete a chi vi dice che non sarà mai messa una patrimoniale? Peccato esistano di già e supporre che altri garantiscano in eterno i nostri sbilanci è più ardito che credere agli asini volanti. Ecco, appunto, si cerchi di non supporsi così furbi da poi essere asini votanti.
La Ragione