Si deve far tacere il cuore, per ragionare. Tacere dovrebbero le polemiche inutili e la stoltezza presuntuosa di chi suppone di potere essere argine o leva di un tale fenomeno. Per ora, solo per ora, quelli di Crotone sono gli ultimi morti. Un bambino che muore, il fratellino che se lo vede sfuggire, decine di corpi che galleggiano. Ci può essere strazio più grande? Sì, sapere che si sarebbe potuto evitare. E sì, sapere che quelli erano profughi, afghani, iraniani, siriani in fuga da despoti, fanatici e guerre, gente che aveva il diritto d’essere accolta. Il diritto. Taccia il cuore, che non ha parole intelligenti da dire. Ragioniamo su cosa fare.
Invocare l’Unione europea è abbaiare alla luna. Le parole del Presidente della Repubblica hanno un contenuto diverso. Prima l’appello è alla comunità internazionale, perché cessino le guerre, le persecuzioni e il terrorismo. Nobile intento, che resterà fra le cose inutilmente dette. Mentre relativamente all’Ue l’invito è ad assumere <<in concreto la responsabilità di governare il fenomeno>>. E qui la questione è schiettamente politica, coinvolgendo la necessità di cedere sovranità nazionale.
Due cose, avremmo dovuto imparare, non funzioneranno mai: a. supporre di potere fermare tutte le partenze; b. provare a dividersi quanti arrivano. La prima non funzionerà mai perché se la guerra o la fame minacciano i miei figli io parto, strafregandomene di cosa dicono le leggi altrui. Su quel bisogno insopprimibile speculano i trafficanti, ma il problema è il bisogno, il trafficante un’aggravante. La seconda cosa non funzionerà mai perché l’irregolarità all’origine della partenza genera irregolarità all’arrivo e, nell’incapacità di distinguere e identificare, anche chi dice di volere condividere poi può obiettare e non far accedere. Senza contare i governi, come taluni nostri, che barattano la gestione della frontiera con benefici finanziari. Sono cose che non funzioneranno mai. Il che ha condotto alla mostruosità di persone che avevano il diritto d’essere accolte e che finiscono affogate.
Quel che non abbiamo mai sperimentato, perché non abbiamo voluto farlo, è affidare alle istituzioni dell’Unione il governo dell’intera questione. Il che comporta che la frontiera italiana resta italiana (francese, spagnola e via andando), ma quando viene penetrata dall’esterno e in modo massiccio diventa solo e soltanto una frontiera europea, sicché non solo la sua difesa, ma la sua stessa giurisdizione fa capo all’Ue. Significa che la Guardia costiera italiana agisce per conto Ue, come la Banca d’Italia agisce nel sistema Banca centrale europea. Significa che risponderanno al diritto europeo quanti si trovano, da neo arrivati, su territori nazionali che vengono sottratti alla giurisdizione nazionale, divenendo extraterritoriali. Quindi sarà chi agisce sotto il dominio del diritto europeo a identificare, individuare i profughi (che nessuno rifiuta di accogliere), ordinare gli ingressi e gestire i respingimenti. In un sistema in cui forza, diritto e costi sono condivisi, secondo quanto già si fa in altri campi. Abbiamo visto quelle vite affondare, eliminate come d’insetti, se ne tragga almeno la determinazione e il coraggio di affondare il colpo e cambiare il modo in cui gestiamo il dramma.
Non è l’Ue che si attiva per “non lasciare sola l’Italia”, come odiosamente si ripete, ma l’Ue che assume la responsabilità diretta. Non potrà farlo, però, senza la cessione di sovranità da parte degli Stati nazionali. Si è andati in questa direzione con alcuni pattugliamenti navali o con la guardia doganale, ma senza il coraggio di rendere compiuto il passaggio di competenze. In quell’equivoco crescono anche gli antieuropeisti che si lamentano di quello che l’Ue non fa, salvo a impegnarsi per evitare che possa farlo.
C’è qualche cosa di guasto nel pretendere che tutto si riassuma nelle colpe o meriti di questo o quel governo, c’è l’incapacità di comprendere che sono irrilevanti. Come i dati e la realtà non si stancano di ricordarci.