In un mondo normale, in cui il pregiudizio contro l’imprenditore non sia diffuso come l’influenza, dimettersi da un posto di lavoro dovrebbe essere una cosa semplice. Semmai ad essere complicato dovrebbe essere beccarsi un contratto. E invece no. In Italia tutto è difficile, kafkiano, assurdo anche se molto tecno. Dal 12 marzo per andarsene dalla propria azienda è necessario rispettare una procedura on-line (benedetta tecnologia che rende più efficaci le torture burocratiche) pena l’inefficacia del proprio auto-licenziamento. Insomma se volessi mollare questa zuppa, non dovrei semplicemente andare dai miei capi e dire che parto per le Hawai. No, datore di lavoratore e poveraccio, cioè il sottoscritto già dotato di apposita camicia floreale, dovrebbero accendere il pc e compilare l’apposito modulo detto Cliclavoro.
Per i nostri illuminati legislatori ciò servirebbe a bloccare il fenomeno delle dimissioni in bianco. Cioè quelle prefirmate dal lavoratore succube dell’imprenditore cattivo. Casi ce ne sono, per carità. Ma ritorniamo al solito principio. In Italia per colpire qualcuno, pochi, si rovina la vita a tutti. Meglio tutti in galera (burocratica) compresi gli innocenti, che un malvissuto che la faccia franca. I nostri burocrati hanno questo pallino. E quando si parla di lavoro e fisco, diventa un dogma: siamo sempre presunti colpevoli.
Senonché, e per questo ne parliamo ora, gli ottimi giornalisti di Italia Oggi ieri hanno scoperto che ClicLavoro dal 3 ottobre è andato in bomba. Per motivi tecnici, le dimissioni on line non funzionano più. Si è incriccato qualche server. I nuovi info-burocrati, quelli che pretendono le password con il simbolo strano, la maiuscola, il numero e la toccatina di una parte a piacere del corpo, sono perfettini per la nostra sicurezza, ma incerti sulla tenuta dei loro sistemi.
Riannodiamo il filo del discorso. I nostri legislatori ci considerano truffatori, ci obbligano a procedure ex ante che sventino le possibili truffe; per essere alla moda, decidono di rendere tutto telematico; il sistema va in bomba; la gente si potrà pur dimettere e dunque sul sito del governo si rimanda al vecchio modulo di carta. Se qualcuno avesse scritto questa sceneggiatura per un film dell’orrore burocratico, gli avrebbero detto di non esagerare. La vita delle imprese in Italia è peggio di un horror.
Nicola Porro, Il Giornale 8 ottobre 2016