L’altro ieri il titolo del Monte Dei Paschi ha perso il 13,8% sulla base della tesi che la vittoria del No genera crisi bancaria. Ma ieri lo stesso titolo ha recuperato così tanto (il 17%!) che è stato sospeso per eccesso di rialzo. È bastata una giornata per dimostrare che la vittoria del No non comporterà danni finanziari perché mentre i trader, che comprano e vendono in Borsa per giocare sui differenziali, guardano al brevissimo termine, gli investitori e i regolatori dei mercati considerano orizzonti più ampi.
Certo, le operazioni ribassiste dei trader possono creare grosse turbative. Ma Draghi, capo della Banca Centrale Europea, ha ricordato ciò che aveva già dichiarato in passato, ossia che rientra nel suo mandato contrastare operazioni di trading che turbano il mercato. E ciò ha contribuito a disinnescare il trading negativo su Mps, che comunque era partito su presupposti errati. Si immaginava che solo Renzi avesse la forza di convincere il pubblico a convertire le obbligazioni del Monte in azioni, e dunque favorire l’aumento di capitale. Mentre una crisi di Mps avrebbe avuto effetti di contagio, generando il crac di altre banche.
Per risolvere i problemi finanziari non servono i Sì referendari, serve un governo con i piedi per terra