La Schlein come il Papa invoca la “pace” senza dire come

La Schlein come il Papa invoca la “pace” senza dire come

C’è sempre da preoccuparsi, o quantomeno da scoraggiarsi, quando un leader politico parla come fosse il Papa. C’è da preoccuparsi, o da scoraggiarsi, perché, quando accade, significa che la politica ha smarrito la bussola e, abbandonata la via del realismo, procede a tentoni lungo i labirinti dell’utopia. I capi religiosi possono, e per certi aspetti debbono, lasciarsi guidare dall’etica dei principi; i capi politici debbono, o meglio dovrebbero, seguire unicamente l’etica della responsabilità. Ovvero, adattare i principi alle loro possibilità concrete di realizzazione e quando enunciano gli uni preoccuparsi sempre di indicare le altre.

Intervistata dal Corriere della Sera, Elly Schlein ha parlato come fosse il Papa. Cosa significa, infatti, appellarsi al governo italiano affinché assuma una “iniziativa di pace” in Medio Oriente? Mistero. Se la segretaria del Pd ritiene che a minacciare la pace sia il presidente israeliano Benjamin Netanyahu, le sue parole lasciano intendere che la capacità di persuasione del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani sia superiore a quella del segretario di Stato americano Antony Blinken. Il che appare francamente improbabile. Se invece ritiene che a minacciare la pace sia l’indisponibilità di Hamas a rilasciare gli ostaggi sequestrati dopo il pogrom del 7 ottobre, beh, avrebbe fatto meglio a dirlo chiaramente. Ma non l’ha fatto. E non è francamente probabile che fosse questo il senso del suo tanto accorato quanto generico appello. E allora, che senso ha avuto l’uscita “pacifista” di Elly Schlein? Semplice, non ha avuto alcun senso. Alcun senso politico.

Era già capitato a Matteo Salvini rispetto alla guerra in Ucraina. Più volte il leader della Lega ha invocato la “pace” citando il Papa, più volte ha teorizzato una non meglio identificata “soluzione diplomatica” in apparente sintonia con la Santa Sede. Un atteggiamento irresponsabile, che mal si concilia con i ripetuti voti della Lega a favore dell’invio di armi all’Ucraina e che ha avuto come unico scopo quello di strizzare l’occhio all’elettorato del centrodestra più incline ad infischiarsene del destino del popolo ucraino, e con esso della democrazia in Europa. Lo schema utilizzato da Elly Schlein rispetto al conflitto mediorientale è analogo. Si capisce che, come buona parte della propria base elettorale, la segretaria del Pd ritiene che a recitare la parte del cattivo in Medio Oriente sia lo Stato di Israele. Ma non ha il coraggio di dirlo né di indicare sbocchi politici conseguenti. Non le resta, dunque, che invocare la “pace” come il Papa, nella speranza che tanta vacuità non le attiri il risentimento sia dei suoi elettori filoisraeliani sia di quelli filo Hamas.

 

Huffington Post

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