La morte di Alexei Navalny, durante la detenzione basata su accuse risibili ci obbliga a
prendere coscienza di quale sia il prezzo che si può pagare per la libertà e di quanto siamo al
tempo stesso fortunati ad averla ottenuta gratuitamente dalla nascita e sciagurati nel
metterla a rischio sottovalutando la pericolosità del dittatore Putin.
La storia dei libri e dei film a grande budget nel cinema si concentra su eroi valorosi e
condottieri vincenti da Napoleone a Giulio cesare, persone che con le loro gesta hanno
colpito inciso così nella la cultura popolare da inserire il proprio nome nel lessico comune e
da incantare ancora dopo secoli o millenni l’immaginario collettivo.
Eppure, l’umanità ha conosciuto anche eroi silenziosi, che non hanno mai ucciso, invaso o
conquistato nessuno, ma che anzi si sono opposti ai conquistatori e ai violenti, agendo
spesso inascoltati e incompresi e finendo per pagare con la vita l’incrollabile volontà di
affermare la propria libertà.
Personaggi come Giacomo Matteotti e Alexey Navalny, che hanno alzato la testa contro
dittatori come Mussolini e Putin, mentre il resto della popolazione preferisce guardare
altrove, o sottomettersi apertamente all’arbitrio dei potenti.
Quanto coraggio ci vuole a rischiare di continuo la vita fino a perderla pur di sostenere le
proprie idee? Io penso che sia un coraggio enorme, più grande di quello dei generali che
mandano i soldati semplici a morire o dei conquistatori che storia e letteratura amano
celebrare.
Alexei Navalny ha resistito a minacce intimidazioni, a tentativi di corruzione, è stato
avvelenato ed ha rischiato di morire eppure ha deciso volontariamente di rientrare nel
paese che non è certo meritasse la sua battagli di libertà. E’ andato avanti finchè il suo corpo
mortale non a ceduto agli oltraggi degli aguzzini che lo tenevano prigioniero, ma il suo
esempio immortale resterà di ispirazione per le generazioni future.
Mi piace immaginare una nuova Russia libera, che in un futuro non troppo lontano possa
dedicare piazze e viali ad Alexei Navalny, come ha fatto l’Italia con Giacomo Matteotti e
voglio credere che il percorso tra l’assassinio e la caduta del dittatore possa essere più breve
per il popolo russo.