Se, tra la fine della Seconda guerra mondiale nel 1945 e la dissoluzione dell’Unione sovietica nel 1991, la guerra tra le liberaldemocrazie occidentali riunite nell’Alleanza atlantica e il blocco comunista egemonizzato dalla Russia da “fredda” quale fu qualificata da George Orwell non divenne mai “calda” fu grazie al principio della dissuasione. Principio reso efficace dal fatto che entrambi i belligeranti disponevano di arsenali atomici. Nel fondamentale “Pace e guerra tra le nazioni”, Raymond Aron la spiegò così: “La dissuasione dipende tanto dai mezzi materiali di cui dispone lo stato che vuol fermarne un altro, quanto dalla risolutezza che lo stato oggetto di dissuasione attribuisce allo stato che lo minaccia di una sanzione”. La risolutezza, dunque, fu l’elemento chiave.
Per Stalin e per i suoi successori alla guida dell’impero sovietico fu chiaro che ogni loro azione offensiva avrebbe determinato una reazione uguale e contraria. Se attacchi un alleato subirai un attacco da parte dell’Alleanza, se schieri i missili SS20 contro l’Europa noi schiereremo gli euromissili, se usi l’atomica useremo l’atomica anche noi. Funzionò. E funzionò perché l’Occidente non mostrò di aver paura della guerra. Persino di una guerra nucleare.
Altro che alzare “bandiera bianca”… A garantire la pace, allora, fu l’evocazione della guerra.
Difficile non ricordare questa lezione della storia osservando le reazioni odierne del contesto occidentale alle prese con l’analogo espansionismo imperiale russo in Ucraina. Espansionismo incoraggiato dalle manifestazioni di debolezza dell’Occidente. Vladimir Putin occupò la Crimea dopo che le forze occidentali si erano mostrate così deboli da chiedere il suo aiuto in Siria. E attaccò l’Ucraina dopo la precipitosa ritirata degli Stati Uniti dall’Afghanistan. La geopolitica dipende dalla forza, ogni manifestazione di debolezza apre un vuoto che l’avversario sarà fisiologicamente incoraggiato ad occupare.
È per questo che la risposta giusta alla minaccia nucleare agitata da Putin sarebbe stata un’analoga minaccia nucleare. È per questo che la possibilità avanzata dal presidente francese Emmanuel Macron di schierare truppe di terra come estrema ratio per difendere l’Ucraina avrebbe dovuto diventare coro nell’ambito dei paesi Nato. Invece sì sono sfilati tutti, Italia compresa. E sfilandoci abbiamo dimostrato che siamo in effetti “stanchi” di questo conflitto, abbiamo ammesso che i nostri governi sono limitati dall’indifferenza delle rispettive opinioni pubbliche, abbiamo reso palese il fatto che siamo pronti a tutto, tranne che a combattere. Un inaspettato conforto alle ambizioni imperialiste dell’autocrate russo, secondo il quale la più grande tragedia del Novecento non fu l’Olocausto o le due guerre mondiali, ma il dissolvimento di quell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche con cui Santa Madre Russia ammantava il proprio eterno sogno di grandezza.