In Fondazione Einaudi il dibattito “L’ora della difesa comune”

In Fondazione Einaudi il dibattito “L’ora della difesa comune”

Si discute da decenni della necessità di istituire una Difesa europea, un passo probabilmente non più rimandabile per mettere l’Ue nelle condizioni di giocare un ruolo globale rispetto alle sfide geopolitiche che gravitano attorno al Vecchio Continente. Da un lato l’invasione russa dell’Ucraina e il rischio della resa di quest’ultima per la capacità insufficiente dell’Occidente di sostenerne, in questa fase, lo sforzo bellico. Dall’altro il conflitto in Medio Oriente che genera continua instabilità nell’area.

Si è tenuto questo pomeriggio nell’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi l’incontro dal titolo “L’ora della difesa comune europea”, al quale hanno preso parte il generale Carlo Jean, il generale Paolo Pappalardo, la professoressa Emanuela Pistoia, ordinaria di diritto dell’Unione Europea all’Università di Teramo, e Renata Gravina, ricercatrice della Fondazione Luigi Einaudi. Ha moderato il segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini.

“Per realizzare l’obiettivo di un’Europa federale è necessario compiere quel passaggio alla Difesa comune prefigurato nell’art. 42 del Trattato sull’Unione europea. Ma Difesa comune non può significare mero coordinamento degli equipaggiamenti militari e dell’addestramento, né disponibilità immediata di contingenti che restano nazionali ancorché posti sotto un comando comune, all’occorrenza di una specifica missione”, ha detto la professoressa Pistoia, che, insieme a un gruppo di esperti, ha contribuito alla redazione di un Manifesto per la Difesa comune europea. “Difesa comune – ha aggiunto – deve significare creazione di forze armate comuni sotto un comando comune e finalizzate alla realizzazione di una politica estera unitaria. Processo lungo, e richiedendo l’unanimità degli Stati membri, dall’esito a dir poco incerto”. Per questo la professoressa Pistoia suggerisce di procedere con la logica della cooperazione rafforzata al di fuori dei trattati europei con chi è disponibile”.

“Sono favorevole alla creazione di un sistema di Difesa unico, ma questo non deve porsi in contrapposizione con la Nato”, ha detto il generale Pappalardo. “La Guerra fredda con la Cina speriamo resti fredda anche perché la Cina non ha nessun interesse a farla scoppiare, e probabilmente neanche le capacità. Per affrontare le criticità attuali abbiamo bisogno del sostegno americano così come loro avranno bisogno del nostro per mantenere il ruolo di potenza mondiale che incarnano oggi. Con Stati Uniti, figli della nostra cultura, condividiamo con loro valori comuni.

“Rispetto alle considerazioni fatte fin qui, molto puntuali”, ha osservato il generale Jean, “aggiungo che l’Europa è oggi un’entità vegetariana in mezzo a entità carnivore che si nutrono in maniera sempre più famelica e cattiva”. Il sistema di sicurezza, ha spiegato, “è basato sostanzialmente sulla deterrenza che, a sua volta, è basato sulle armi nucleari. Quella in Ucraina rimane una guerra limitata, è un conflitto che l’Ucraina può ancora vincere, nel senso di contenere l’avanzata russa, unicamente perché ci sono le armi nucleari. Armi di dissuasioni di massa. L’Europa senza di esse ha ben poco da fare”.

Per formare un esercito moderno, ha sottolineato, non bastano investimenti in industria e tecnologia, “ma serve una trasformazione di carattere culturale, con culture strategiche differenti da quelle europee. Quindi quando si parla di difesa europea, a parer mio, bisogna tenere i piedi per terra. Questa può avere senso solo se associata agli Stati Uniti, in caso contrario la differenza di principi e di valori finirebbe per avere la meglio”. Il Regno Unito, ha concluso, “in questo ha un vantaggio, ed è che non ha paura di usare la forza, a differenza degli Stati europei. Non ha perduto la cultura strategica”.

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