Senza Einaudi l’Europa non sarebbe nata

Senza Einaudi l’Europa non sarebbe nata

Si è tenuta questa sera, presso la sede della Fondazione Luigi Einaudi, la presentazione del libro “Luigi Einaudi lo scultore dell’Europa”, del professor Angelo Santagostino (Marco Serra Tarantola Editore). Insieme all’autore hanno discusso della figura dell’illustre statista piemontese, il professore Lorenzo Infantino e il segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini.

Una biografia selettiva e innovativa, che parte dagli ultimi giorni dello statista. Il primo capitolo parla della morte dando conto delle ultime parole pronunciate alla moglie, Ida Pellegrini, con cui condivise la vita, “Fammi ancora un sorriso”. Di lui la moglie era solita dire: “Quando un ombra lo sfiora per me il mondo crolla”.

Dagli studi e dai documenti del professor Santagostino emerge che Einaudi non fu solo un teorico, ma un uomo d’azione, protagonista molto attivo, anche e soprattutto, nella costruzione dell’Europa unita. Einaudi influì in modo profondo sulle idee di Jean Monnet che fu il regista, dietro Schuman, del Trattato che portò, nel 1951, alla nascita della Comunità economica del carbone e dell’acciaio (CECA). L’idea era mettere in comune gli elementi indispensabili per fare la guerra. Obiettivo chiaro: evitare che Francia e Germania continuassero a combattersi militarmente come avevano fatto negli ultimi secoli. Funzionò. Se non ci fosse stato il primo e deciso passo verso la messa in comune di carbone e acciaio, secondo “logiche di mercato”, come fortemente voluto da Einaudi, difficilmente la Comunità economica europea (CEE), avrebbe potuto vedere le luce.

Su questo si sono trovati d’accordo sia il professor Infantino, che nel suo intervento ha raccontato i rapporti tra il pensiero di Einaudi e quello della scuola economica austriaca, e l’autore del libro.

Introducendo il dibattuto il segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini, ha rimarcato il fatto che il libro di Santagostino, pur essendo documentato come un saggio accademico, sia scritto in maniera chiara e semplice. Per farsi capire. “Questo libro – ha detto Cangini – è scritto con spirito einaudiano. In ognuna delle molteplici e autorevoli funzioni che ricoprì, il presidente Einaudi svolse una funzione pedagogica facendo il possibile, riuscendoci, per consentire a ogni singolo cittadino che entrasse in contatto con le sue idee, e i suoi scritti, di elevarsi culturalmente. In questo Einaudi e Monnet, che voleva che l’Europa nascesse «all’insaputa dei popoli», divergono profondamente”.

Inutile dire che il metodo einaudiano era quello giusto. Se ancora oggi un sentimento di comune appartenenza europea non si è del tutto sviluppato, è stato proprio perché i popoli sono stati scarsamente coinvolti nel processo unitario.

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