La Fondazione Einaudi presenta in Assolombarda la mostra “Giovanni Malagodi. Un liberale a Milano”

La Fondazione Einaudi presenta in Assolombarda la mostra “Giovanni Malagodi. Un liberale a Milano”

In occasione dei 120 anni dalla nascita dello storico leader del Partito liberale italiano Giovanni Malagodi, la Fondazione Luigi Einaudi ha scelto la “sua” Milano per presentare quest’oggi “Giovanni Malagodi un liberale a Milano”, un convegno e una mostra che ne celebrano la figura. Con documenti inediti, fotografie e lettere tratte dalle cinquecento scatole archivistiche del Fondo Malagodi, di cui la Fondazione Luigi Einaudi è depositaria, la mostra ripercorre i passaggi fondamentali della vita e del pensiero dello statista: dall’influenza del padre Olindo in età giovanile agli anni della formazione, dalla carriera professionale a quella politica.

“Oggi per noi inizia un percorso per far conoscere ai più giovani la straordinaria figura di Malagodi e, nelle tante iniziative che faremo, Milano sarà certamente centrale”, ha detto il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto. “Quest’anno abbiamo istituito un premio a lui dedicato che abbiamo consegnato al presidente dell’Alde, Ilhan Kyuchyuk, e abbiamo deciso di rieditare la sua celebre opera ‘Massa non-massa’, un libro che non definirei attuale, ma permanente”. In Malagodi, “che è stato il Partito liberale italiano e un autorevole leader europeo – ha aggiunto – c’è la sintesi del pensiero dei due padri del liberalismo italiano: Benedetto Croce e Luigi Einaudi”.

Giovanni Malagodi nasce a Londra nel 1904 quando il padre, autorevole giornalista liberale, è corrispondente del quotidiano La Tribuna. Si laurea in giurisprudenza all’università La Sapienza di Roma nel 1926 per poi intraprendere, sotto l’ala del brillante banchiere Raffaele Mattioli, la carriera bancaria. Si forma nella Banca commerciale italiana e ricopre, negli anni, diversi ruoli in questo ambito, trasferendosi anche all’estero. Nel 1953 si iscrive al Partito liberale italiano e un anno dopo diventa ne segretario nazionale. Parlamentare di lungo corso, nel 1972 viene nominato ministro del Tesoro durante il secondo governo Andreotti e nel 1987 è eletto presidente del Senato.

All’incontro, che si è tenuto nella sede di Assolombarda, ha preso parte anche il vicepresidente della Regione Lombardia, Marco Alparone, che ha definito Giovanni Malagodi “figura profondamente lombarda soprattutto per il suo modo di intendere l’economia, quale strumento chiave per mettere al centro le libertà, fortemente contrario a uno Stato invadente e invasivo”. Per il vicepresidente di Assolombarda, Alvise Biffi, “il pensiero di Malagodi ancora oggi ispira molti giovani che sognano oggi di fare impresa, di crescere e di creare posti di lavoro”. Essendo Milano la città degli imprenditori per eccellenza, ha sottolineato, “non poteva che essere questo il luogo in cui organizzare questo incontro per celebrarne la figura”. Tra i presenti anche il presidente della Adam Smith Society, Alessandro De Nicola, e l’ex presidente del Consiglio di Regione Lombardia, Giancarlo Morandi.

“Finora Malagodi è stato ricordato meno rispetto al grande impatto che ha avuto nella nostra città e nel nostro Paese”, ha detto il capo di gabinetto del Comune di Milano, Filippo Barberis. “Ha avuto un grande legame con Milano, anche in termini di consensi, e molte delle sue idee sono ancora oggi non solo sono attuali, ma sono al centro del dibattito politico”. L’assessore alla Cultura della Regione Lombardia ha ricordato il segretario del Pli come “una delle voci più autorevoli del liberismo italiano, riferimento costante per i cittadini per le sua statura sul piano professionale e politico”.

“In Giovanni Malagodi, uomo di raro spessore intellettuale e di vastissima esperienza professionale, troviamo tutti i punti fermi del metodo liberale enunciato e praticato da Luigi Einaudi”, dice il segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini. “Il primo è senz’altro il realismo. ‘Per agire politicamente bisogna sporcarsi le mani: noi non vogliamo avere le mani sporche né di sangue, né di denaro, ma sporche di terra cioè di realtà’, scrisse Malagodi. E lo scrisse rivendicando l’esigenza di una politica ragionata, cosciente e coerente, di cornice istituzionale e di azione pubblica conforme alle necessità intime di un mercato libero e di una società aperta”.

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