“Mark Zuckerberg ha dichiarato qualche tempo fa: ‘Io metto in contatto quattro miliardi di persone con i loro governi’. Si è paragonato così con il maggior tramite tra la società e i governi, i partiti. E si è riconosciuto come una sorta di partito quasi universale. Grazie a leggi nazionali che hanno consentito alle grandi imprese digitali di svilupparsi queste sono diventate più potenti di molti stati nazionali”. Lo ha detto il professor Sabino Cassese, intervenendo alla presentazione del libro La democrazia migliore scritto da Gianluca Sgueo e nato nell’ambito di un progetto di ricerca triennale, dedicato alle tecnologie digitali, affidato dal Ministero dell’Università alla Fondazione Einaudi attraverso il Centro nazionale ricerche. L’incontro ha avuto luogo questa sera nell’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi.
Quale è l’impatto della tecnologia digitale sui processi democratici? “Bisogna tener conto – ha detto Cassese – dei fattori di crisi delle democrazie: la dimensione della partecipazione elettorale, in Italia in netta diminuzione da trent’anni a questa parte, la trasformazione dei partiti, oggi ci sono molti meno iscritti ai partiti rispetto al passato, e la diminuzione degli attori dello spazio pubblico, partiti e media, un tempo mondi di formazione dell’opinione pubblica. Si potrebbero utilizzare tutte le tecniche digitali per affrontare le questioni suindicate. Bisogna tener conto però che le modificazioni tecnologiche producono modificazioni sociali e che le modificazioni sociali devono produrre necessariamente delle modificazioni politiche”, ha aggiunto.
L’imprenditore, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, Davide Casaleggio, nel suo intervento, ha spiegato che: “Il voto online è oggi consuetudine in molti Paesi, una pratica che in Italia aiuterebbe a far fronte all’alto tasso di astensionismo. Sicuramente il voto digitale sarebbe un servizio per tutte quelle persone che hanno difficolta ad andare a votare, come ad esempio i fuori sede, anche se è evidente che questo è dovuto soprattutto allo scollamento che oggi c’è tra i cittadini e le istituzioni”. Il tema della democrazia digitale applicata alla politica, ha aggiunto, “lo stiamo già vedendo: in Pakistan abbiamo visto come uno dei principali leader dell’opposizione, pur essendo in carcere, durante la campagna elettorale ha usato un suo avatar e ha vinto”.
Cosa resta oggi del Movimento 5 Stelle? “Oggi è rimasto solo il nome e spero che cambino anche quello. Della struttura organizzativa e degli ideali originari non è rimasto nulla. La finzione della democrazia diretta è più lesiva dei principi democratici delle dittature. Alle ultime elezioni il Movimento 5 Stelle ha perso milioni di voti rispetto alle Politiche precedenti. Stessa cosa riguardo alle elezioni europee. Dal punto di vista numerico è un disastro”.
L’autore del libro, Gianluca Sgueo, consulente del governo Meloni per il digitale, come lo fu per il governo Draghi, ha spiegato: “In questo lavoro abbiamo parlato di come le tecnologie digitali, e la loro trasformazione, incidono sui poteri pubblici e sono emerse criticità in particolare relativamente all’esercizio del voto, all’accesso alle informazioni e alla coscienza critica diffusa”. Ma, quello presentato questa sera, “non è solo il libro del professor Sgueo, ma è il frutto di un lavoro di ricerca che la nostra Fondazione ha avviato sul rapporto tra la tecnologia digitale e i processi democratici”, ha detto il segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini, che ha moderato l’incontro. “La rivoluzione digitale non ha precedenti. Mai nella millenaria storia umana un’innovazione della tecnica né una rivoluzione politica, sociale o economica, hanno prodotto cambiamenti così profondi, su scala così vasta, in così poco tempo.
Le nuove tecnologie, i social network e l’intelligenza artificiale hanno sovvertito, e ancor più sovvertiranno nell’immediato futuro, le dinamiche sociali e quelle politiche, le regole del mondo del lavoro e ogni singola professione”.
“Oggi l’affidabilità di quello che leggiamo è centrale e lo sarà sempre di più. Sappiamo bene che gli algoritmi dei social network ti chiudono in una bolla informativa, ti profilano, e questo meccanismo funziona da detonatore potentissimo per influenzare le persone”, ha sottolineato il vicedirettore generale della Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Nunzia Ciardi. “Chiaramente oggi non si può tornare indietro, e sarebbe sbagliato, ma dobbiamo essere consapevoli, sviluppare uno spirito critico per comprendere il terreno sul quale ci stiamo muovendo e per difendere la nostra indipendenza cognitiva, oggi a rischio”. L’intelligenza artificiale, ha sottolineato Ciardi, “fa anche cose meravigliose, ha scoperto un antibiotico, per esempio. Quando è utilizzata bene l’AI consente un progresso eccezionale”.