Stavolta il Grande Satana è un tubo di pochi chilometri che deve attraversare sottoterra il Salento per canalizzare il gas e completare un’opera fondamentale che porta energia e ricchezza.
Stavolta bisogna salvare dall’espianto duecento ulivi che verranno reimpiantati al termine dei lavori, ma se ne possono impiantare tantissimi ancora in Puglia. È il no per principio, è il no in assoluto.
Stavolta è un gasdotto, ma poteva essere un inceneritore, una discarica ecologicamente pulita, come quelle che in tutta Europa smaltiscono i rifiuti senza che l’aria limpida ne venga compromessa, o un treno, o una centrale idroelettrica, o una strada, o un ponte.
Stavolta è No Tap, ieri era No Tav, con i manifestanti che vogliono impedire i lavori, con una sentenza del Consiglio di Stato che non deve essere applicata con sit-in e barricate.
Stavolta la scusa per non fare niente, per non avere infrastrutture, per rifiutarsi di avere minore dipendenza energetica, per non favorire la crescita, stavolta tutto questo è la difesa di un ulivo che potrà essere reimpiantato. E se fosse passata questa logica nullista del no generalizzato non avremmo ferrovie, non avremmo l’elettricità, non avremmo cose comode, che non sporcano, il cui impatto ambientale è stato studiato.
E poi a un certo punto bisogna arrivare a una conclusione, e questa conclusione democraticamente decisa deve essere rispettata. Beninteso, non è che per non dire sempre No bisogna per forza dire irragionevolmente Sì a qualunque cosa e tutto deve essere accettato a occhi chiusi. Chissà quante porcherie si sono fatte in nome del progresso e della «religione del fare».
Ma il No totale e assoluto è un’ideologia: non è possibile che tutto, tutto debba essere rifiutato. Anche se ci si arroga il diritto di parlare a nome degli ulivi.
[spacer height=”20px”]Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera 28 marzo 2017