Nella serie televisiva «1993», i cui episodi sono trasmessi in queste settimane da Sky, ci sono sempre a far da sfondo, come una colonna sonora della furia vendicativa, le folle arrabbiate, urlanti, o che idolatrano l’angelo vendicatore purché abbia indosso la toga del magistrato che sbatte in galera i potenti della politica.
Le folle che si eccitano alla vista del duro Di Pietro. Le folle che sperimentano le prove del linciaggio di Bettino Craxi gettando monetine e berciando slogan spietati contro il leader caduto in disgrazia, le folle che non si ammorbidiscono nemmeno davanti alla catena di suicidi che «1993» raffigura con grande realismo, ricordando che quella rivoluzione giudiziaria, come tutte le rivoluzioni cruente, non fu un pranzo di gala ma un dramma con molte vittime e molte ghigliottine: «l’anno del Terrore», come è stato definito nel titolo di un libro di Mattia Feltri.
Oggi, che non sappiamo decifrare le cose e che diamo nomi arbitrari a tutto ciò che non sappiamo afferrare, ci arrovelliamo attorno alla sindrome «populista».
Ecco, ma se il populismo antipolitico, con il cappio da agitare e l’ex potente da umiliare, avesse celebrato i suoi fasti nel biennio da molti esaltato del ’92-’93?
Se chi oggi deplora il populismo giustizialista e manettaro ne avesse cavalcato l’onda in tempi non sospetti, se ne avesse fatto parte un po’ più di vent’anni fa, esaltandolo, aizzandolo, non dovrebbe forse fare i conti seriamente con la propria storia, la propria biografia? La propria ipocrisia, anche?
L’idea che in politica gli indagati siano già condannati si forma lì, nel biennio ancora oggi celebrato come l’epopea di Mani Pulite.
Che l’avviso di garanzia sia motivo sufficiente per farsi mettere all’angolo. Che le folle abbiano sempre ragione: che ora sono le folle dei social scatenati, ma che allora erano quelle del «popolo del fax» (ecco il popolo populista all’opera) infuriato contro tutti, voglioso di giustizia sommaria, di punizioni esemplari, di patiboli (che noia questo garantismo formalista).
Quando è nato questo «populismo» rabbioso e crudele? Oggi in molti lamentano questa furia giustizialista che vuole i tribunali in piazza. Ma quanti, dello stesso schieramento politico che oggi si sente nel mirino, non dissero una parola sulla folla forcaiola che nel 1993 massacrava i nemici? [spacer height=”20px”]
Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera 29 maggio 2017