A ogni costo

A ogni costo

Giusto considerare Putin un criminale, sbagliato supporre abbia perso facoltà mentali o sia pazzo. La seconda cosa è lecito pensarla di chi lo circonda e di chi gli va appresso, ma non di lui e di chi condivide il suo disegno nazimistico. Lo fa lucidamente e la volontà di ricevere pagamenti in rubli ne è la dimostrazione.

Dal punto di vista materiale è non solo una violazione contrattuale, ma anche un’arrogante dimostrazione di stizza. Ove così andassero le cose sarebbe Gazprom a veder cessare l’afflusso di valuta pregiata, potendo accumulare solo monete con cui comprare una scodella di Borsch (squisito). Ci guadagnerebbero il corso del rublo e le casse statali, ma parimenti ci rimetterebbero gli operatori economici russi. Quel che conta non è concentrarsi troppo su questo meccanismo, ma capire il perché di una tale trovata. Ci dice che noi continuiamo a ragionare di negoziati e a ricercare negoziatori, ma non Putin, non il manipolo del Cremlino, che subordina qualsiasi cosa al compimento di quella che sente come una missione storica. Che sarà compiuta passando alla storia come criminale. Ma, evidentemente, ne hanno una percezione diversa.

È impossibile non rendersi conto che, nel giro di poco tempo, noi europei avremo riorganizzato la catena del valore, sostituendo l’approvvigionamento dalla Russia. Sarà stato doloroso, sarà stato costoso, ma ci saremo riusciti. Nel frattempo si spera che Putin sia stato rimosso e cancellato, ma anche qualora ciò avvenisse la lezione sarà valida per l’avvenire: mai più dipendere da quel fornitore. Il che fa scendere il valore della sua merce e cancella il suo peso geopolitico. Un danno non per queste settimane o mesi, ma permanente per l’avvenire. Putin può pensarla diversamente. Ma in quale senso? Può ritenere di avere le spalle coperte, vendendo quelle materie prime alla Cina. A parte che non è così semplice e che si devono investire capitali che non hanno per fare nuovi gasdotti (ma possono sempre usare gli schiavi del Gulag, che tanto quello è lo stile), resta il fatto che una simile prospettiva porta a un dominio cinese e trasforma la Russia in una vassallo miserabile. Può ritenersi forte e coperto in un altro senso, ovvero sapendo che la Cina porterà a spasso il cane occidentale, ma alla resa dei conti questa farà blocco con la Russia e sposteranno l’asse geopolitico a Oriente. Sarebbe il suo trionfo. Sarebbe anche la guerra mondiale, ma forse è un dettaglio.

Ed è questo quel che abbiamo il dovere di considerare, quel che abbiamo già osservato nel vedere le truppe russe commettere deliberati crimini di guerra: non è previsto alcun negoziato, non hanno altra opzione che la vittoria. Se avessero voluto un corridoio per unire il confine russo alla Crimea, ottenendone un qualche riconoscimento a salvaguardia dei loro interessi, i russi avrebbero elaborato un piano militare e politico diverso. Ma siamo solo noi a continuare a cercare i punti di caduta ragionevoli, loro hanno solo la caduta o il trionfo. E siccome quel trionfo sarebbe la nostra scomparsa, perché una volta ceduta l’Ucraina alla violenza criminale non resterebbe altro che il rassegnarsi a cedere, tessera dopo tessera, oppure innescare un conflitto nucleare, noi non possiamo che lavorare per la caduta. Attenzione: costi quel che costi. Perché l’altra strada ha un costo enormemente superiore.

La buona notizia è che, a questo punto, il tempo lavora contro Putin e la sua cricca. Hanno già dimostrato di non essere in grado di raggiungere altro risultato che i massacri e sono condannati a precipitare. La cattiva notizia è che al mondo non è la sola carogna e in Corea del Nord già c’è invidia per la prestazione.

All’Occidente non basta più essere unito, come rimane. Deve anche essere consapevole e conseguente, così provando ad evitare che si aprano le porte dell’inferno. Non ci sono costi che tengono (e occorre essere minuscoli demagoghi incoscienti per riuscire a paragonarli al prezzo della benzina). Renderlo evidente alla Cina sarà la cosa più utile.

La Ragione

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