Noi italiani sappiamo produrre manifestazioni di solidarietà intensa. Lo facciamo nel dramma delle tragedie che ci colpiscono. E’ nella nostra cultura. Non sappiamo essere solidali prima per evitare o quantomeno prevenire questi drammi. Nei momenti successivi a questo terremoto e a le tutte disavventure che colpiscono un popolo servirebbe il silenzio. Il rispetto dei morti, il rispetto per chi soffre, il rispetto per chi lavora per salvare vite e ricostruire una speranza. Tuttavia, chi ha la fortuna di non essere stato coinvolto direttamente ma solo emotivamente, e non è nelle condizioni di salvare vite, ha il dovere morale di contribuire a prevenire queste tragedie per premiare la vita rispetto alla morte.
È difficile anticipare un terremoto ma è più facile prevedere dove potrebbe verificarsi e prevenirne le conseguenze. La scienza è ancora lontana da stabilire quando un evento sismico si verificherà, ma ci ha permesso di sapere più o meno dove potrebbe verificarsi. Parte dell’Italia è soggetta a fenomeni sismici violenti. In questi anni non ci siamo attrezzati, nonostante le esperienze che la storia, anche recente, ci ha consegnato. Peggio, i terremoti si possono prevenire, limitandone al massimo le conseguenze. Anche questo non lo abbiamo capito. In queste ore si discute di questo. Come possiamo rendere antisismici i vecchi borghi dei tanti villaggi costruiti lungo le crepe tremanti della terra? È difficile. Le norme ci sono per le nuove abitazioni, ma non ci sono programmi di adeguamento per quelle esistenti.
Servono i soldi, e quindi gli incentivi, così come circolano proposte molto interessanti, per esempio l’assicurazione antisismica. Tuttavia, soldi e norme non bastano se poi non si applicano le misure necessarie. La magistratura indagherà e deve farlo soprattutto perché, così come per l’Aquila, ad Amatrice è crollato un edificio certificato come antisismico. Certificato, non costruito con norme antisismiche. Gli italiani sono solidali ma anche molto spesso stupidamente furbi e scioccamente incapaci. O qualcuno ha imbrogliato o qualcuno non sa costruire.
Delle tante imprese edili della penisola, le stesse che si lamentano per la crisi, troppe non hanno competenze tecniche e continuano a costruire come si faceva secoli fa. Le conseguenze riguardano la nostra sicurezza, cioè la vita, ma anche il risparmio energetico e il nostro benessere. Non sono poche queste imprese, sono tante. La sfida politica riguarda le norme e gli incentivi, ma riguarda anche la professionalità di chi opera sul mercato. L’edilizia ha sofferto la crisi e le imprese vanno aiutate, così come vanno eliminate le imprese incapaci e che non vogliono contribuire a trasformare il nostro in un paese moderno.
È’ inutile sbrodolarsi con le smart city se poi non sappiamo costruire. A poche eccellenze affianchiamo una marea di imprese di improvvisati. Prima che solidali dovremmo essere lungimiranti e pianificatori. Altrimenti saremo solidali nei drammi, ma incapaci di evitarli.
Pietro Paganini, Affari Italiani del 29 agosto 2016