Ogni tanto rispunta fuori la patrimoniale. Vuoi con la buona intenzione di riordinare il sistema fiscale, che di riordino avrebbe bisogno, vuoi con la cattiva di rincorrere la spesa improduttiva, vuoi con la sciocca di fare demagogia, nel qual caso gli evocatori si dividono in favorevoli, perché i ricchi devono pagare, e in contrari, perché a pagare sono sempre gli stessi, in ogni caso, ogni volta, sembra che in Italia non esistano le patrimoniali. Invece ne esistono quattro dichiarate e altre camuffate. Due meriterebbero oggi un approccio diverso.
Una è l’Imu, che si paga sugli immobili, con esclusione della prima casa, la seconda è la Tari, che dice di essere una tassa per lo smaltimento dei rifiuti, nella realtà è un’imposta patrimoniale, calcolata in base ai metri quadrati di case e uffici. L’una e l’altra prevedono, senza entrare qui nel dettaglio, forme di attenuazione o esenzione, ad esempio relativamente a immobili inagibili, o non abitati, non utilizzati, ceduti in comodato a parenti e altro. Orbene, veniamo da un anno in cui nelle seconde case non si è potuti andare e in cui gli uffici sono rimasti in gran parte vacanti. Il diritto di proprietà resta inalterato, ma il diritto d’uso di tale proprietà è stato mutilato. Così come, del resto, la casa dove non sei potuto andare o l’ufficio che non ha i potuto frequentare non ha prodotto la spazzatura di prima. Sarebbe saggio tenerne conto, nel chiedere ai cittadini di pagare.
Anche perché, altro tema che ricorre, si parla di “pace fiscale”, avendo il pudore di non dire “condono”, e rifà spesso capolino l’idea di venire incontro a chi, ben prima della pandemia, non pagò il dovuto. Sarebbe davvero singolare non si pensasse prima a chi è obbligato a versare il non dovuto, perché non utilizzato.
Infine: so bene che quei tributi alimentano la cassa e tutto mi passa per la testa tranne mettermi a imitare i demagoghi fiscali, ma a parte che si paga più volentieri quando non si ha l’impressione che i propri soldi servano ad alimentare spese propagandistiche, almeno si riconosca a uffici, imprese e famiglie d’essere ora doppiamente vittime: di non avere potuto utilizzare e di dovere pagare come se lo avessero fatto. D’essere stati banditi e di restare tassati.