Sicuri che non manchi proprio nessuno? Nel tambureggiare della rissa scatenata dalla storiaccia del produttore Weinstein abbiamo visto sfilare molti protagonisti, affrontare molti temi. Discussioni sul predatore in vestaglietta all’uscita della doccia che per decenni ha molestato e ricattato le giovani attrici.
Censure e severe deplorazioni sulle attrici con nome e senza nome che avrebbero denunciato in modo opportunisticamente tardivo le malefatte del potentissimo maiale. Rievocazioni e divagazioni sul così fan tutti a proposito del sempiterno «sofà del produttore».
Maliziose indagini sui fiumi di finanziamenti (ora rinnegati) di Weinstein alla famiglia Clinton, sulle generose elargizioni politicamente corrette alle associazioni deputate a portare la bontà nel mondo, alle amicizie (ora rinnegate) con la famiglia Obama.
Manca qualcuno all’appello? Sì, mancano gli uomini. Manca la «sindrome Brad Pitt» , quella dei fidanzati, dei compagni, degli amici cari delle donne sotto tiro. Dicono alle donne: perché non avete parlato prima? Però non dicono agli uomini testimoni omertosi: perché non avete parlato prima? Brad Pitt, appunto. Era già un attore protetto da una certa fama quando Weinstein faceva il laido con la fidanzata Gwyneth Paltrow, allora ventiduenne.
Come ha scritto Chiara Maffioletti sul Corriere, Brad Pitt, «pur avendo intimato al produttore di lasciarla in pace, pubblicamente non ha mai detto nulla»? «Non ha mai detto nulla»? Solo una vaga e ininfluente «intimazione»? Non è un po’ pochino? Stupisce che nel calore della discussione sia sfuggito per lo più questo particolare: gli uomini se ne sono stati quieti e docili, anche se a subire molestie erano le donne con cui intrecciavano nel frattempo storie d’amore.
E anche su Matt Damon si può dire qualcosa. Si dice che abbia affrontato con una certa durezza, in privato, Weinstein che aveva infastidito la moglie Luciana Barroso. E si dice anche, ma la notizia non è stata confermata e anzi è stata sdegnosamente smentita dagli interessati, che Damon, con Russell Crowe, nel 2004 avrebbe cercato di insabbiare un’inchiesta giornalistica sulle abitudini di Weinstein.
E allora: nel coro delle deplorazioni non manca qualcosa? O qualcuno? E invece via con i dibattiti infiniti e sempre gli stessi. Da secoli. [spacer height=”20px”]
Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera 15 ottobre 2017