Tre osservazioni a margine della gravissima condizione che si è venuta a creare dopo il criminale attacco russo all’Ucraina, guardando anche e soprattutto alle cose di casa nostra.
Prima osservazione: nel nostro mondo ci sono più voci che continuano a ripetere che bisogna puntare sul negoziato, sulla diplomazia e, quindi, non sulle armi, perché questo sarebbe un errore, in quanto la guerra non si riesce a cancellare con le armi. Bella intuizione, complimenti per l’acume!
Tuttavia, se la guerra viene dichiarata dagli altri si ha un problema: se ne può prendere atto e, in qualche modo, aiutare gli aggrediti oppure abbandonarli al loro destino. Noi abbiamo deciso, giustamente, di aiutarli.
Ma è il nostro mondo che sta preservando tutte le possibili vie e tutti i possibili spazi per il negoziato, continuando a non dare agli ucraini quello che loro stessi chiedono: per esempio, la copertura per no fly zone, che potrebbe portare ad un’escalation militare.
Le sanzioni economiche, infatti, servono per indurre la Russia a negoziare. Quindi, siamo noi che stiamo lavorando per il negoziato. Gli adoratori della diplomazia e del negoziato comincino a rivolgersi a Mosca, perché è lì che sta il problema.
Seconda osservazione: qualcuno continua a scommettere sull’ipotesi che l’Occidente e l’Europa si dividano. Se lo tolga dalla testa. Non succederà, perché non sono – anzi, non siamo – mai stati così uniti e non saremo divisibili.
Anzi, su questo, c’è qualcuno che è rimasto indietro, dicendo che ai tavoli diplomatici siedono tedeschi o francesi, mentre altri non vengono invitai. Da questo punto di vista non c’è nessun problema, perché l’Unione è un blocco compatto.
Non c’è bisogno di andare sempre tutti quanti ovunque, perché, comunque, è un blocco compatto su tutte le questioni che contano: sulla scelta di schieramento, sugli aiuti militari, sull’integrazione militare, sulle politiche energetiche. Su tutto quello che conta.
Poi quando saremo liberi da questo incubo, da questa aggressione vigliacca e contro il diritto internazionale torneremo tranquillamente a dividerci come è anche bellissimo che capiti in tutte le democrazie, in tutti i sistemi liberi, perché ci sono interessi diversi, perché ci sono opinioni, idee e sentimenti diversi.
Questa è la libertà. Quando è in gioco la libertà non scommettono sulle nostre divisioni, perché queste divisioni non ci sono.
In ultimo, tutti quelli che hanno qualche cosa da ridire sul ritardo dell’Unione Europea, in realtà, sono loro ad essere in ritardo, perché non si accorgono di quello che succede nel frattempo.
Nel 2012, c’è stata la speculazione contro i debiti sovrani; poi, nel 2020, la pandemia; ora questa sfida. Si sono accorti che, in questi anni, a partire proprio dal 2012, la nostra stessa Unione ha cambiato pelle?
La politica monetaria comune è diventata una cosa solidissima; la capacità di procedere ad acquisti – in quel caso di vaccini – è migliorata. Oggi, proveremo a farlo con il gas e con le materie prime energetiche, nell’interesse di tutti, ad un prezzo comune, con una sola organizzazione.
Si sono accorti che è successo? Si sono accorti che le scelte politiche europee non sono tutte economiche o tutte monetarie, perché quello che abbiamo sotto gli occhi è una scelta eminentemente politica?
L’unione europea, in questa crisi, dal 2012 in poi, è molto cresciuta e, oltre ad essere una grande potenza economica, si avvia ad avere un’integrazione di difesa. Ha dimostrato unità politica.
Poi – ripeto – sono normali i contrasti ed i conflitti all’interno dell’Unione Europea, come all’interno dell’Europa, come all’interno dell’Italia, come all’interno della Basilicata, come all’interno di un condominio, come all’interno di una famiglia e, infine, come all’interno di noi stessi.
È la libertà. Anzi, per essere precisi, è la nostra superiorità. Sono i sistemi monolitici granitici che affondano e che annegano condannati dalla storia.