Continuano gli incontri della “Scuola di Liberalismo”, diretta da Pippo Rao, dedicati all’approfondimento delle tematiche filosofiche, giuridiche, economiche, sociologiche, viste come occasioni di riflessioni in una chiave contemporanea. Il prof. Giovanni Moschella, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico e prorettore vicario dell’Università di Messina, ha relazionato su “Montesquieu e il liberalismo come forma istituzionale”.
Nella sua introduzione, Pippo Rao, dopo aver ribadito che la garanzia di libertà risiede nella separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, ha messo in rilievo l’importanza del ruolo dei poteri intermediari che tutelano dall’arbitrario e dall’anarchia: «La lezione di Montesquieu ci dice che le condizioni della libertà si ritrovano solo in quel governo in cui il potere arresta il potere».
La conferenza è stata una occasione significativa e illuminante per approfondire i diversi e complessi aspetti del pensiero filosofico di Montesquieu, che hanno influenzato le strutture istituzionali e politiche degli stati liberali ottocenteschi, facendo da base programmatica e teorica, sul lungo periodo, alla democrazia liberale. Tanti i principi che caratterizzano il pensiero del filosofo francese, gemi che ancora oggi animano il dibattito del mondo politico e istituzionale.
Dal concetto di libertà politica e civile, al principio di separazione dei poteri, dal tema della rappresentanza parlamentare al ruolo del potere giudiziario. Il relatore ha messo in rilievo la grande attualità della visione di Montesquieu, in una fase storica in cui sembra riproporsi l’antagonismo con le tesi di Rousseau, attraverso la contrapposizione tra sistema rappresentativo e del sistema di democrazia diretta. Il prof. Moschella ha rilevato come «nel quadro delle critiche, prevalentemente di stampo populista, ad alcuni istituti fondamentali rappresentativi ed alle stesse istituzioni parlamentari, l’insegnamento di Montesquieu sulla libertà politica, sulla necessità di limiti e contro limiti all’esercizio del potere e sui rischi di deriva autoritaria si manifesta in tutta la sua attualità».
Un’altra conferenza della “Scuola” è stata tenuta dal prof. Giuseppe Sobbrio, emerito di Storia economica del nostro Ateneo con esperienze internazionali (a Cambridge), che si è soffermato sul pensiero di Adam Smith e sul liberalismo classico. Una teoria che – ha osservato il relatore – cerca di promuovere la libera concorrenza, ma sempre con l’obbiettivo del pubblico interesse, evitando e condannando abusi, soprusi, frodi, monopoli e cartelli, che sono i veri mali della società capitalistica.
Sergio Di Giacomo