Il capo del governo italiano incontra il capo del governo che più, negli ultimi mesi, ha difeso gli interessi dell’Italia. Quello tedesco. Nella sua prima incarnazione, il Conte 1, fu il capo del governo più antieuropeista della storia repubblicana, nella sua seconda il capo del governo che deve di più all’Europa. Si spera non gli sfugga che tutto ciò non si deve alla sua destrezza, ma alla sua pochezza.
La Germania, che ha la presidenza di turno dell’Unione, non s’è messa a fare il sindacalista degli italiani, sta solo dando corpo concreto a un interesse reale, quello del mercato interno europeo. La Germania, come anche l’Italia che funziona, è una potenza industriale esportatrice. Per noi il mercato europeo è vitale. Da cui il loro impegno nel difenderlo, mentre qui si predilige l’approccio mendico e gradasso, anema e core, infiocchettato di soavi ideali, giusto ieri negletti, puntando ad avere denari. Che abbiamo sempre avuto, a dispetto dei contabili strabici che parlano (parlavano) dell’Italia quale contributore netto, perché con il nostro debito e senza la copertura della Bce i dolori sarebbero forti e, del resto, come credono sia possibile che avendo il doppio dei debiti che avevamo con la lira si paghi la metà degli interessi?
Ma veniamo all’incontro. Il tema non è il quantum, ma il modo. E il modo non riguarda le “condizioni”, che è tema agitato solo nei bassifondi delle polemicuzze dialettali. Per capirsi: ciascuno, legittimamente, difende i propri interessi e i Paesi che hanno basso debito ne approfittano; noi, che lo abbiamo alto, produciamo più di loro, ma abbiamo anche una pessima propensione a buttare soldi nell’assistenzialismo; il punto d’incontro potrebbe consistere nell’investire soldi generati da debito europeo in quel che serve per superare arretratezze e generare gettito fiscale. Il centro del problema, quindi, non sono affatto le condizioni, ma chi decide gli investimenti. Germania e Francia propongono la Commissione europea, i meno indebitati e più assediati da sovranisti antitaliani (alleati dei quelli nostrani, a dimostrazione che quel genere di unioni è pura follia) propongono il Consiglio, per mantenere la guida in mano ai governi. A noi conviene la prima cosa, proprio perché ci conviene che quei soldi rispondano a una strategia comune, finalizzata a non divaricare troppo le distanze nella ripartenza. Per difendere i nostri interessi, quindi, non dovremmo strologare di usare i soldi per far regali, dovremmo renderci conto che hi ha più pensionati che lavoratori è perso di suo e non perché lo dicono altri e dovremmo evitare di fare gli spiritosi, rispondendo che lo faremo sapere con comodo, come e dove vorremmo investire.
L’incontro di oggi andrà bene se riuscirà a trasmettere al governo più bisognoso d’interlocuzioni e coperture la consapevolezza che al prossimo “facciamo da soli” c’è il serio rischio di sentirsi rispondere: fatelo.
Pubblicato da Formiche.net