L’avvocato Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi, disegna uno scenario centrista sul modello della Fdp. Ma per Calenda arriva una bocciatura: “Non può fare un partito solitario”
L’avvocato Giuseppe Benedetto presiede la Fondazione Einaudi, ma guarda pure pure ad un centro liberale. Non è un mistero che una parte dell’arco politico, nonostante il rafforzarsi del bipolarismo, stia ragionando su quella direzione. Ma l’avvocato non crede all’ipotesi del partito personale alla Carlo Calenda. Così come Benedetto ritiene che si debba al contrario guardare al modello dell’Fdp tedesco. Una formazione politica non personalistica e indipendente dalla legge elettorale.
Ieri c’è stato il vertice del centrodesta. Contrarietà ferma alla legge elettorale in senso proporzionale.
“Guardi, io sono sempre stato convinto che questo Parlamento non sia in grado di modificare alcuna legge, tantomeno quella elettorale. Dopo che ieri c’è stata questa determinazione, che fa il paio con quella di Letta che ci ha fatto sapere che lavora ad un nuovo Ulivo, dunque alla quinta essenza del sistema bipolare, sono convinto che, un secondo dopo l’elezione del Presidente della Repubblic,a si inizierà a lavorare sulla legge elettorale in senso proporzionale”.
Esiste un’area centrista, che è legata alla legge elettorale…
“Non è vero che il centro sia legato alla legge elettorale. In Italia, come scrivo da anni, c’è una grande anomalia. La sfido a trovare un Paese europeo in cui esistono un centrodestra ed un centrosinistra. È una fictio la nostra. Cosa esiste in Europa? Una sinistra, più o meno radicale o socialdemocratica, una destra, più o meno popolare o conservatrice, e poi esiste un centro, che è liberale. Facciamo un esempio? L’Fpd. Un centro deve prima esistere e poi decidere con chi allearsi. Non esiste un centro in base alle leggi elettorali o alle alleanze. L’Fpd, per alcuni anni, è stato pure fuori dal Parlamento. Ma non ha smesso di essere un partito. Guardi, non c’è nulla di stravolgente. Ci si allea in base ai programmi, come sta accadendo queste ore in Germania. Per cui quando Calenda parte con la…”.
Ci saremmo arrivati a Calenda… . Sta con i socialisti in Europa, ma in Italia recita un’altra parte. Come se lo spiega?
“Me lo spiego e mi rammarico. Anche l’attacco che ha fatto a Renzi: è sul piano etico. E se lei fa a me un attacco sul piano etico poi ha chiuso. Non so se è chiaro. Dopodiché andare a dire ad Iv “questo si, questo no…”. Francamente…. Noi, come Fondazione Einaudi cerchiamo, anche con contatti europei, di mettere d’accordo alcuni soggetti. Ma chi mettiamo d’acccordo? Uno che fa parte del gruppo socialista? Se uno sta nella famiglia socialista va benissimo, ma è un’altra cosa. Calenda dovrà sciogliere questi nodi. Ma quando uno propone la maggioranza Ursula… . In quale Paese d’Europa governano assieme popolari, socialisti e liberali? Forse in tempo di guerra. Non esiste, nella ordinarietà, uno schema del genere. Per cui, che c’entra la maggioranza Ursula? Io piuttosto sono convinto che un centro liberale possa rappresentare una articolazione importante della nostra società”.
Si tratta di dare rappresentanza alle istanze di Draghi, senza grillini e sovranisti…
“Anche questa cosa io non la capisco. Ci sono le elezioni e sono i cittadini a decidere chi governa. Non possiamo studiare soluzioni per impedire alla destra di governare. Un sistema di questo tipo non esiste al mondo. Draghi non creerà un suo partito e non capisco cosa significhi “un partito di Draghi senza Draghi”. Anche perché Draghi a quale ideologia si richiama? Non è un liberista o un liberale, ma è di sicuro il miglior presidente del Consiglio che l’Italia possa avere in questo dato momento. Draghi è la più utile parentesi della storia. Vediamo di tirare le somme a febbraio. Draghi sarebbe una garanzia per il Paese e poi recuperiamo la normale dialettica politica”
Sì, però poi con Draghi al Colle, avremmo problemi con l’Europa sul Recovery Fund è così via…
“E se invece non lo mettiamo al Colle che facciamo? Tra 10 mesi lo ringraziamo e lo salutiamo? Glielo dice lei? Perché di questo stiamo parlando. Se Berlusconi, Salvini e Meloni vincono le elezioni, invece di esprimere loro il presidente del Consiglio, lo fanno fare a Draghi? E uguale per l’altro lato, su… . Draghi non può essere liquidato. Il presidente della Repubblica svolge ormai una funzione istituzionale, ma anche politica nel senso alto del termine”.
Torniamo a Calenda. Che spazio pensa possa recitare? Non è chiaro…
“Calenda vuole fare un partito solitario. Un po’ sulla scia di quello che brillantemente ha fatto a Roma. Ma non ritengo che con le stesse modalità della candidatura a sindaco di Roma si possa costituire un partito. Un Partito liberale non è un partito di un uomo. Deve essere un partito articolato e scalabile. Può esistere un partito con Calenda, ma non di Calenda. Se Calenda vuole fare Azione da solo, gli auguro un buon lavoro. É un parlamentare socialista che vuole fare la sua esperienza, ma non sono cose che possono riguardarci”.