Ma quanto è stata scombiccherata la discussione sulla spesa per la difesa? L’esito, poi, era scontato perché la crisi di governo non la voleva nessuno, specialmente quelli che parlavano contro le decisioni già prese dal governo. In realtà, erano gli stessi che l’avevano già votata alla Camera dei Deputati.
Era una discussione totalmente scombiccherata per tre ragioni. La prima: la decisione di portare la spesa al 2% del prodotto interno lordo è così da anni, è fissata da anni, è condivisa da tutti i governi. Anzi, la spesa è aumentata già con i due governi Conte. Dallo stesso Conte è partita la polemica contro la crescita della spesa militare.
Seconda ragione: il tema che è politicamente sensibile ed importante non è quanto si spende, ma come si spende e in cosa. Infatti, rendere produttiva la spesa militare è una cosa molto importante. L’Italia ha elementi di eccellenza nella produzione di sistemi di difesa. Noi siamo i primi ad essere interessati ad un sistema di difesa integrata europea, con una spesa sostenuta.
Il tema non è quello di comprare fucili, è quello di investire molto in ricerca e in industria. L’industria crea profitto. Il profitto crea occupazione e non è occupazione destinata a produrre ciò che serve per ammazzare gli altri, ma per evitare che le guerre si producano.
Gli scontri si verificano sempre quando uno dei due – solitamente l’aggressore – ha l’impressione di avere una forza sovrastante, rispetto all’altro. Infondo la Russia ha invaso l’Ucraina, perché è convinta di avere una forza enormemente superiore a quella dell’Ucraina. Proprio per evitare questo si fa spesa militare di difesa.
Inoltre, alla spesa militare per la difesa, noi dobbiamo molta dell’innovazione tecnologica che utilizziamo, ivi compresi questi sistemi di comunicazione o il sistema il GPS, che è stato concepito dalla ricerca militare, quindi dalla ricerca per la difesa. L’importante è mettere i soldi dove servono a creare ricchezza e a creare innovazione.
Avete sentito qualcuno parlare di questo? No. La discussione si è concentrata sulla percentuale ed è stata sollevata da soggetti politici che, in passato, hanno inseguito quella percentuale.
Poi c’è il terzo elemento, quello più attuale, più immediato: noi stiamo inseguendo il negoziato. Stiamo inseguendo la possibilità di dare uno stop all’invasione russa, solo e soltanto perché la resistenza ucraina è riuscita a fermare l’invasione, perché, se non ci fosse stata la resistenza, non ci sarebbe niente da negoziare con nessuno, in quanto la Russia avrebbe già il possesso dell’Impero.
L’Ucraina ha potuto resistere per il coraggio e la determinazione dei propri militari e della propria popolazione. I civili si sono messi a combattere e hanno potuto farlo, perché da Occidente sono arrivate forniture per la difesa, perché in ogni posto civile a questo mondo esiste una differenza fra l’aggredito e l’aggressore. Chi ha coscienza di questa differenza difende gli aggrediti contro gli aggressori.
E come li difende? Telefonando? Mandando santini? Mettendo fiori dei loro cannoni? No! Dando gli strumenti per fermare quei cannoni, esattamente come è successo in questo caso. Solo che di quelle armi ce ne siamo sguarniti noi, visto che le hanno utilizzate loro. Dunque, bisogna ricostituire l’arsenale.
Se non bastasse questo, l’Italia sembra poter avere un ruolo importante di garante della neutralità Ucraina, insieme ad altri paesi. Come pensate che si possa esercitare questa garanzia, se non minacciando l’eventualità di utilizzare la forza, ove qualcuno violi questa neutralità? Questo comporta spesa militare.
Volete la pace? Bisogna spendere per la difesa. Detta così, forse, avrebbe un pizzico in più di razionalità, di coraggio e di coscienza pulita di chi comunica e di chi fa politica, rispetto ad una discussione scombiccherata, trasformista e dall’esito ovvio: infatti, tutti sono rimasti esattamente dove erano.