La rivoluzione femminista ha liberato le donne, ma gli uomini non si sono messi in discussione di fronte a questo cambiamento. È possibile costruire nuove relazioni tra donne e uomini? È troppo ambizioso pensare che accanto a donne libere ci siano uomini nuovi? Sono i temi affrontati da Anna Paola Concia, già parlamentare e attivista, nella lezione, “Donne libere, uomini nuovi”, che ha tenuto questa sera alla Scuola di Liberalismo della Fondazione Luigi Einaudi.
La lezione, inizialmente non prevista, è stata fortemente voluta dal presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, e inserita nel programma della Scuola, a seguito della vicenda che, a inizio anno, ha coinvolto la stessa Concia, nominata dal ministro dell’Istruzione Valditara quale garante del progetto “Rieducare alle relazioni”, salvo poi vedersi revocare l’incarico a causa delle polemiche politiche scaturite attorno al suo nome.
Quella della Fondazione Einaudi è stata una scelta coerente con il principio del pluralismo delle idee e questo invito nasce anche del desiderio di dar dita a un dibattito tra posizioni diverse.
Affiancata dall’avvocato Andrea Bitetto, che ha aperto la lezione facendo un’analisi storica del tema basata sull’evoluzione della cultura liberale, Concia ha spiegato: “Il femminismo ha cambiato completamente la vita delle donne. Parliamo della cosiddetta ‘rivoluzione gentile’, anche se io di gentile ci vedo poco, sicuramente è stata una rivoluzione non violenta. Il femminismo ha cambiato le donne, ma nello stesso tempo non ha cambiato gli uomini, che non hanno voluto cambiare. Ecco perché qualcuno oggi chiama i rapporti tra uomini e donne, rapporti non felici”.
Le donne, ha sottolineato Concia, “devono liberarsi da alcune catene, quali ad esempio quelle psicologiche, le più pericolose, o quelle economiche. L’idea di sottomissione, ancora oggi esistente anche se meno rispetto al passato, è un’idea che si radica dalla nascita e che va distrutta perché ‘imprigiona’ le donne”. Nelle relazioni tossiche, ha aggiunto, “la violenza non è solo quella fisica”. Mentre per essere uomini nuovi, ha detto Concia, “l’uomo deve fare una rivoluzione molto faticosa e rinunciare ai propri privilegi, a essere ‘il numero uno’, per arrivare a vivere in una società con eguali privilegi, che significa avere lo stesso posto. Riconoscere questo da vita a un nuovo tipo di rapporto tra uomini e donne, un rapporto felice”.
I tanti partecipanti, in Aula Malagodi e collegati da remoto, tra cui molti giovani, al termine della lezione hanno dato vita a un interessante dibattito sul tema.