E dalla crisi ritorna l’eco lontana della Dc

E dalla crisi ritorna l’eco lontana della Dc

Lo Scudo crociato, quello non c’è proprio. Ma è stampato nell’anima, non c’è bisogno di farne un vessillo da sventolare. Eppure, nonostante gli anni nonostante le vicissitudini che hanno segnato e ferito la storia italiana, nonostante la cascata di facce nuove, partiti nuovi, di linguaggi nuovi, di strumenti tecnologici nuovissimi, qualcosa del passato italiano resta, resiste alle tempeste, assume nuove caratteristiche senza perdere quelle antiche. Insomma aleggia sempre un inconfondibile sapore da Democrazia cristiana, che celebra sommessamente i suoi fasti in questo nuovo giro di consultazioni al Quirinale per la formazione di un nuovo governo.

Forse non «moriremo democristiani», come predisse lo sconfortato Luigi Pintor sul «manifesto», ma qualcosa di democristiano si è sedimentato nel nostro profondo. Crollano ideologie e visioni del mondo, ma una lontana eco di Dc sembra non abbandonarci mai.

Che poi persino questa magica parola del bon ton istituzionale, «consultazioni», rimanda alla lentezza placida e rassicurante dei riti che non inseguono la fretta del tempo, ma stemperano le passioni troppo forti, placano le smanie, raffreddano chi imbocca ossessivamente le scorciatoie. Insomma «consultazioni», soprattutto in un’epoca storica in cui si facevano e si mandavano via un’infinità di governi, era una parola in cui la Democrazia cristiana si sentiva particolarmente a suo agio.

E oggi che sono passati ufficialmente quasi ventiquattr’anni dalla fine solenne della Dc, e che nel frattempo una miriade di sigle e partitini hanno tentato di accaparrarsene l’eredità e che una parte è andata nel Partito popolare, e poi nella Margherita e poi nel Pd, e un’altra Ccd, Udc eccetera è confluita nel centrodestra prima della sua frammentazione, oggi in queste «consultazioni», dopo un breve periodo di ubriacatura di velocità e di 140 caratteri, la Dc sembra l’unico vero e vegeto lascito politico di epoche ormai lontane.

Lo Scudo crociato forse non si è spezzato mai

Che poi, anche Matteo Renzi, che pure aveva diciott’anni quando Mino Martinazzoli decretò ufficialmente la fine della Democrazia cristiana, una certa consuetudine con l’universo democristiano e dello scoutismo cattolico ce l’ha avuta, come testimonia del resto una fotografia che lo immortala giovanissimo con lo stesso Ciriaco De Mita contro cui ha battagliato in tv nella campagna referendaria. E poi ovviamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella la cui storia si intreccia indissolubilmente con quella democristiana.

E uno dei candidati possibili alla successione di Renzi come Dario Franceschini ha una impronta democristiana, variabile e composita in tutte le versioni storiche che questo termine ha assunto negli anni, come pure quella di un altro possibile aspirante a Palazzo Chigi come Graziano Delrio, unito a Renzi per la sua passione nutrita sulla figura venerata di Giorgio La Pira, sindaco democristiano. E un pezzo di Democrazia cristiana è cucito sulla figura di Enrico Letta, il premier che Matteo Renzi ha scalzato dalla presidenza del Consiglio, e certo quel passaggio così brusco e poco cordiale della campanella è sembrato poco consono alle ritualità democristiane, ma si sa che la lotta tra correnti dc e post dc, sia pur mediate e avvolte nella morbidezza di un guanto, può raggiungere vette di ferocia molto particolare. E democristiana è una delle più irriducibili avversarie del Pd renziano come Rosy Bindi.

E democristiane, certo diluite negli anni e scontando l’anagrafe, sono le ascendenze di molti protagonisti di questo, come di altri, giro di consultazioni, a cominciare da Angelino Alfano che forse si è perso per strada l’ex dc Schifani ma ha ancora al suo fianco Maurizio Lupi, politicamente nato nello stesso alveo del democristianissimo Roberto Formigoni. E un lavacro filodemocristiano è stato anche affrontato da Paolo Gentiloni, un altro dei candidabili, passato alla Margherita insieme a Francesco Rutelli e a molti dc.

Lo Scudo crociato forse non si è spezzato mai. Ma resta un’eco, un ricordo, un giro di consultazioni che fa quasi pensare che tutti questi anni la Dc sia stata, in un modo o nell’altro, sempre tra noi.

Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera 9 dicembre 2016

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