Oramai siamo come rassegnati, abbiamo smesso di reagire, siamo entrati in un tunnel di sconfortante stupidità universale e passa la voglia pure di combattere. Prima dell’epidemia di stupidità, se ci avessero detto che per vincere gli Oscar occorresse obbedire a grottesche norme sovietiche decretando così il trionfo dell’oscurantismo del politicamente corretto, avremmo detto: ma no, figurati, mica siamo così scemi, e invece è successo, e poveri registi che si affanneranno per inserire nei copioni qualche concessione a un meccanismo tanto stupido, arrogantemente stupido.
Bisogna rassegnarci, la spirale della stupidità non e ancora arrivata fino alla fine, ci sorprenderemo e alzeremo le spalle, sconfitti e depressi. Se avessero pronosticato: guardate che nelle università americane censureranno Shakespeare e i tragici greci, che accenderanno un falò per Via col vento, che a furor di popolo demoliranno le statue di Cristoforo Colombo e quelle dell’eroe dell’antinazismo Winston Churchill, ancora non rassegnati avremmo risposto: ma dai, figurati, non fare il paranoico. E invece. E se avessero previsto: la messa al bando dei nudi di Egon Schiele a Londra, la manipolazione a Firenze, in un’istituzione che dovrebbe essere seria e prestigiosa come il Maggio fiorentino, della Carmen di Bizet per non lasciar veicolare un messaggio “femminicida”, il linciaggio di Balthus le cui opere inciterebbero alla pedopornografia, la messa sotto accusa di Mark Twain, le scritte contro Abraham Lincoln che pure abolì la schiavitù, il coro censorio contro J.K. Rowling accusata nientemeno che di «transfobia», ancora non rassegnati avremmo replicato: ma siamo matti, ci manca solo la richiesta di mettere al rogo i film di Woody Allen, eventualità davvero impossibile.
E oramai tutto è possibile e le reazioni sono sfibrate, demotivate, come se fosse impossibile arginare questa ondata oscurantista che un tempo avremmo definito ridicola e che invece ci sta portando nel peggio. Peccato, la cerimonia di consegna degli Oscar del cinema era bella e ci costringeva a stare svegli tutta la notte. Ora resterà sveglio, forse, Zdanov e il suo «realismo socialista». Fioccano invece le scommesse su quale sarà la prossima censura, il prossimo rogo, la prossima messa al bando, il prossimo linciaggio. Prendiamola così.
Corriere della Sera, 14/09/2020