FLER News n. 18

FLER News n. 18

Lo stato limite; lo stato il quale impone limiti alla violenza fisica, al predominio di un uomo sugli altri, di una classe sulle altre, il quale cerca di dare agli uomini le opportunità più uniformemente distribuite per partire verso mete diversissime o lontanissime le une dalle altre. L’impero della legge come condizione dell’anarchia degli spiriti. (Verso la città divina, in «Rivista di Milano», 20 aprile 1920)

In questo numero

Giancarlo Lunati di Valerio Zanone Seminario: Democrazia, in Italia e in Europa Convegno di studi: Libri, informazione, potere. Paradigmi della censura nell’età moderna e contemporanea Liberalismi in libreria. Supplemento enigmistico di Valerio Zanone Scherzando e malignando di Guido Di Massimo I vincitori delle Borse di studio su Cavour

 

 Giancarlo Lunati 

di Valerio Zanone

Il 23 giugno a Milano è  mancato Giancarlo Lunati, presidente della fondazione Einaudi di Roma dal 1985 al 1990.

Era nato ad Alessandria il 2 settembre 1928,  aveva studiato filosofia e storia nell’istituto di Croce a Napoli nel 1951, era stato fra i più diretti collaboratori di Adriano Olivetti negli anni cinquanta,  poi per mezzo secolo manager e amministratore di imprese, banche, case editrici,  istituzioni culturali  ed insieme scrittore e pubblicista: un caso  raro di sintesi   fra l’imprenditore e l’intellettuale.

Quella sintesi rara si era formata  nel passaggio dal liberalismo  crociano di Napoli  all’industrialismo illuminato di Ivrea, trasformata  da Adriano Olivetti in una sorta di Atene del novecento in riva alla Dora: “all’hotel Dora penzolante sul fiume  –  scriveva Lunati –  si incontravano più teste fini che al caffè Rosati di Roma. Prevalevano i letterati, poi gli psicologi, i sociologi, gli architetti, qualche economista, molti ingegneri con straordinarie aperture sociali”. E a fianco di Olivetti il liberale Lunati visse la sua prima esperienza elettorale nel  1958, raccontata trent’anni dopo in una deliziosa  edizione “All’Insegna del Pesce d’Oro”.

Sfiorita quella breve stagione Lunati si spostò a  Milano,  dove fu fra l’altro presidente dell’editrice del “Sole24ore”, della Rusconi, del Touring Club e di molte altre istituzioni ed aziende. All’attività di imprenditore cominciò con gli anni ottanta ad accompagnare quella  di saggista e anche di romanziere (“Memorie dell’autunno”, Fogola 1980; “I recinti degli dei”, Rusconi 1983;  “I demoni turbati”,  Rizzoli 1991). Avrà scritto una ventina di libri, alcuni sotto pseudonimo. Almeno otto,  con dedica dell’autore , sono  emersi  dalla mia biblioteca in via di smantellamento.

Nella saggistica la vena di Giancarlo inclinava verso la filosofia morale  degli studi giovanili,  in particolare verso l’etica applicata alla società industriale  (“Etica e lavoro” Rizzoli i988;  “Etica e progettualità”  Einaudi  1992). Verso la fine del secolo scorso, il nostro secolo, all’illuminismo laico cominciò ad affiancarsi nel suo pensiero  una inquietudine religiosa.

Liberale nelle idee e nel comportamento, non gli riusciva di acconciarsi agli andazzi della cosiddetta seconda repubblica e finchè gli fu possibile non rinunciò all’ attività politica, in una cerchia di amici  sempre più ristretta. “Liberaldemocrazia”  è il titolo di uno dei suoi ultimi libri (Editori Riuniti 2003).

Vissuto in primo piano nell’alta società milanese,  negli ultimi anni  si era  sempre più appartato.   Quando andavo a trovarlo nella sua casa a fianco del Palazzo di Giustizia  mi riceveva nello studio in penombra, circondato dalle edizioni integrali di Kant ed Hegel in tedesco.

Alla cara signora Maria Pia ed ai suoi figli le condoglianze della Fondazione Einaudi.

Accrescere la fiducia nella politica e nelle istituzioni:

l’impegno di italiadecide e Fondazione Luigi Einaudi 

Un leit motiv ricorrente di questi ultimi anni è quello dell’antipolitica galoppante: il mondo della politica e delle istituzioni viene infatti descritto, da tutti i commentatori o aspiranti tali, come un fortino assediato da gruppi più o meno organizzati che ne mettono in discussione le norme fondanti.

Prima di ragionare sulle misure da attuare per rafforzare le istituzioni è necessario individuare le cause che hanno portato a questo scollamento tra la politica e la società civile: tra queste rientra sicuramente la perdita di fiducia del cittadino elettore nei confronti dei soggetti incaricati di rappresentarlo. Proprio sul concetto di “fiducia” la Fondazione Luigi Einaudi, rappresentata dal Presidente Mario Lupo, dal Presidente Onorario Valerio Zanone, dal Vice Presidente Alessandro Ortis e dai Consiglieri Franco Chiarenza e Massimo Teodori, e l’associazione italiadecide, presieduta da Luciano Violante, hanno riflettuto in un workshop svoltosi alla Camera dei Deputati lo scorso 16 giugno.

All’evento hanno preso parte figure autorevoli del mondo politico, accademico, istituzionale e del giornalismo. Tra questi erano presenti il Presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick e Giuliano Amato, attuale membro della Consulta. Il dibattito sul ruolo dei media è stato utilmente sviluppato da figure come Ferruccio De Bortoli, Monica Maggioni e Stefano Folli. Autorevoli esponenti del mondo accademico, da Lorenzo Ornaghi a Cesare Pinelli fino ad Aldo Bonomi, hanno a loro volta fornito un importante contributo sulla base delle rispettive prospettive analitiche.

Per poter affrontare un tema così vasto e complesso bisogna partire da alcune constatazioni preliminari: la prima è quella dell’inversa correlazione tra fiducia e proliferazione normativa. Solo le realtà in cui il livello di fiducia è basso richiedono un’ipertrofia normativa, a differenza di quelle in cui il livello di fiducia è elevato. Il continuo ricorso alla normazione conferma che l’Italia è vittima di una crescente crisi di fiducia. Purtroppo si è innescato un circolo vizioso, nel quale la mancanza di fiducia spinge alla produzione di norme sempre più dettagliate e invasive che, a loro volta, alimentano la sfiducia (oltre a creare terreno fertile per la corruzione).

La crisi di fiducia è, nell’Italia di oggi, duplice: riguarda, da un lato, la fiducia nelle istituzioni e, dall’altro, la fiducia nei propri simili. Il dato preoccupante riguarda quest’ultima: se infatti il primo rapporto è rimasto costante, con la crisi economica è stato soprattutto il secondo ad essere intaccato. Ci si trova in una società sempre più atomizzata nella quale l’attitudine negativa verso la politica e le istituzioni si inserisce in un problema di ben più vaste dimensioni.

In un contesto così problematico, i partiti sono venuti meno alla loro missione istituzionale: questo è attribuibile al fatto che in molti casi si è data priorità alla ricerca del potere piuttosto che alla ricerca di soluzioni per i problemi della cittadinanza. In questo modo, i partiti sono venuti meno alla loro funzione costituzionalmente riconosciuta di aggregazioni attraverso le quali i cittadini concorrono “con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49).

Dopo aver discusso delle ragioni di fondo che hanno portato a questo crollo nella fiducia, i partecipanti hanno discusso delle possibili strategie per ricreare la fiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni. Sono state prese in esame le misure concrete – dalla riforma elettorale fino al ripensamento del patto costituente che lega cittadini e istituzioni della Repubblica. Ma si è discusso soprattutto delle azioni preliminari da intraprendere, ragionando in particolare sulla ricostruzione del “lessico della fiducia”. In questa prospettiva si è parlato della necessità di reintrodurre categorie come quelle di “reputazione” e di “vergogna”, che deve accompagnare un comportamento illecito o lesivo della fiducia che il cittadino ripone nella politica. Si deve inoltre passare, come è stato rilevato, dalla logica della “appartenenza” a quella della “partecipazione”, in base alla quale il cittadino (e i gruppi organizzati) valutano assieme e in modo razionale la qualità delle risposte che la politica fornisce ai bisogni collettivi.

Particolare attenzione è stata poi dedicata alla “comunicazione della fiducia”: si deve purtroppo rilevare la tendenza diffusa nei media e nel discorso pubblico, a veicolare messaggi pessimistici e distruttivi. Pur sapendo che “il bene non fa notizia”, è opportuno iniziare a riflettere sui casi di successo che il nostro paese ci offre, valorizzando quelle esperienze che possono contribuire a ricreare quel senso di fiducia oramai ridotto ai minimi termini.

La fiducia non può essere ricostruita in un giorno, ma il cantiere è aperto.

Convegno di studi:

 Libri, informazione, potere. Paradigmi della censura nell’età moderna e contemporanea 

Con il contributo del

Tra le sue attività di ricerca, la Fondazione Einaudi si occupa da tempo di comunicazione nel tentativo di  adeguare i media ai principi liberali. Non solo “libertà di stampa”, come si diceva una volta, ma libertà di editoria, di teatro, di radio, di cinema, di televisione e da ultimo di internet. Il 27 maggio 2014 la Fondazione ha organizzato il convegno Libri, informazione, potere. Paradigmi della censura nell’età moderna e contemporanea, rivolto a indagare sulle nuove forme di controllo adottate dal potere pubblico sui mezzi di comunicazione di massa.

Il convegno ha ripercorso in una prospettiva liberale l’evoluzione della censura fino ad arrivare a temi attuali quali l’Unione Europea, il pluralismo dell’informazione, il dibattito politico e la situazione italiana, prendendo in conclusione ad esame il caso turco.

Paolo Simoncelli, ordinario di Storia moderna alla Sapienza di Roma, ha incentrato il suo intervento su Le premesse storiche della censura: dall’età moderna al secondo dopoguerra, seguito da Giampiero Gramaglia, direttore di Euractiv.it, su Pluralismo dell’informazione e dibattito politico nell’UE: una panoramica alla luce delle elezioni europee. Sono poi intervenuti Massimiliano Trovato, research fellow dell’Istituto Bruno Leoni, su I meccanismi della censura nella stampa e nell’editoria in Italia: l’impatto delle regolamentazioni, e Yasemin Taskin, giornalista, su Paradigmi della censura contemporanea: il caso turco.

Per approfondimenti clicca qui

di Valerio Zanone

Sebbene la lista d’attesa della rubrica si vada allungando, cedo alla tentazione di intervallare ogni tanto alle novità editoriali qiualche esercizio di enigmistica, ginnastica cerebrale consigliata ai lettori di tarda età. Per non deprimerli farò seguire la soluzione, ovviamente è vietato leggerla in anticipo.Primo esercizio: imposte sulla casa

“REMEDIUM EST MINUERE TRIBUTA ET IN POPULI VOCIFERATIONE TOLLERE, DEINDE PAULATIM AUGERE, SIC UT POPULUS VIX ADVERTAT, ET NOMINA TRIBUTORUM MUTARE”. Il rimedio (alla protesta contro il fisco) è ridurre i tributi facendo credere al popolo che è il primo passo in vista di eliminarli; poi aumentarli a poco a poco in modo che il popolo non se ne accorga, e cambiargli il nome.

Sembra una circolare ministeriale sull’IMU e la TASI, ma è in latino perchè si trova in un trattato pubblicato a Parigi nel 1637, Chi l’ha scritto?

 


di Guido Di Massimo
Mario Draghi per contrastare la bassa inflazione pensa a misure non convenzionali: pensa alle armi d’inflazione di massa?

Contratti d’appalto: contratti a costi crescenti per varianti in corso d’opera.

Grande festa per i cento giorni di  governo: lecca lecca e popcorn.

È nata Italia unica: passerà?

La Pubblica Amministrazione compra ma non paga: forse vuol pagare a babbo morto, “ma qual è ‘l su’ babbo?”

Ultima spiaggia: l’eterno punto di forza dell’ultimo arrivato.

Spendere: per sostenere la domanda interna ma guardati a vista dal fisco che controlla e pretende ogni volta che si spende.

Bipolarismo: alterazioni periodiche opposte degli indirizzi politici del Paese. Le alterazioni iniziano con stati di euforia patologica rapidamente degradanti in stati di depressione che provocano crisi che precedono e causano l’alterazione periodica opposta.

Centrismo: la virtù sta nel mezzo, tra un vizio e l’altro.

Valori non negoziabili: quelli che non si compra nessuno.

“Mi piace”: la ricca conversazione del nativo digitale.

In RAI si sciopera contro i tagli alle spese:
scioperando migliora il servizio e si riducono le spese;
quindi del canone dovrebbero diminuire le offese
con grande goduria di tutto il Paese
che del canone non ha mai capito ragioni e pretese.

 vincitori delle Borse di studio su Cavour 
Tutti con la G i vincitori delle borse Cavour: Gentile, Giordano e Grippa. Questo il responso delle giurie che hanno selezionato i partecipanti al concorso per il conferimento nell’anno 2014-2015 di tre borse di ricerca annuali su temi legati alla figura del conte di Cavour.

Il concorso è stato indetto dal Comitato nazionale per le celebrazioni del Bicentenario della nascita di Camillo Benso conte di Cavour. Le borse sono state invece bandite dalla Fondazione Filippo Burzio di Torino, dalla Fondazione Luigi Einaudi di Roma e dall’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea congiuntamente alla Biblioteca di Storia moderna e contemporanea.Quali sono i temi di ricerca scelti dai tre vincitori? Pierangelo Gentile, selezionato dalla Fondazione Burzio, si occuperà de “La tradizione cavouriana nella classe dirigente piemontese post-unitaria”. Alberto Giordano è stato scelto dalla Fondazione Einaudi per il lavoro di ricerca su “Le idee economiche di Cavour e i loro riflessi nella storia culturale e politica dell’Italia post-unitaria”. È invece “Fortuna politica e storiografica del modello di stato liberale elaborato da Cavour” il campo di ricerca col quale Davide Grippa si è aggiudicato la borsa dell’Istituto storico italiano e dalla Biblioteca di Storia moderna e contemporanea.

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