Liberalismo è la dottrina di chi pone al di sopra di ogni altra meta il perfezionamento, la elevazione della persona umana.
E’ una dottrina morale, indipendente dalle contingenze di tempo e di luogo. (Liberalismo, in “L’Italia e il secondo Risorgimento”, 29 luglio 1944)
Contro l’abuso della carcerazione preventiva
di Carlo Staccioli *
La Corte europea per i Diritti dell’uomo ha più volte condannato l’Italia per la situazione delle carceri. L’ultima volta è stata l’8 gennaio dell’anno passato con una sentenza che contesta la violazione dell’art. 3 della Convenzione sui diritti umani la quale vieta il trattamento disumano o degradante. La Corte ha dato un anno di tempo (di fatto entro maggio 2014), per rimediare alle violazioni. In caso di inadempienza, si prospetta una condanna a circa centomila euro per ogni sette detenuti che faranno ricorso, per un totale stimato in 60-70 milioni ogni anno.
In materia, il Presidente della Repubblica ha inviato un messaggio alle Camere l’ottobre scorso elencando una serie di ipotesi. Circa le soluzioni strutturali, vi sono due linee divergenti: o costruire nuovi istituti di pena aumentando la capienza carceraria oppure ridurre il numero dei detenuti. I liberali ritengono preferibile ridurre il numero dei detenuti, attraverso due misure, non necessariamente alternative. La prima: tagliare il numero dei reati perseguibili e passibili di arresto. La seconda: limitare il ricorso alla custodia cautelare.
Del resto, la stessa sentenza 8.1.2013 offre, in un’ottica di Stato liberale, tutte le indicazioni per risolvere stabilmente la questione carceraria, con la volontà di rifiutare impostazioni giustizialiste e di schierarsi dalla parte dei cittadini e non delle burocrazie giudiziarie. Innanzitutto ricorda la Raccomandazione 30.9.1999 dei Ministri del Consiglio d’Europa, in cui è scritto che “è opportuno fare un uso più ampio possibile delle alternative alla custodia cautelare ……”. In altre parole: la privazione della libertà è una misura di estrema ratio per reati di forte gravità. Gli Stati membri devono riqualificare alcuni tipi di delitti in modo da evitare l’applicazione di pene privative della libertà.
Negli anni in Italia la tendenza è stata inversa, con lo Stato che ha vietato un numero sempre maggiore di comportamenti, prevedendo sanzioni penali anche laddove inopportune. Nella citata sentenza si osserva che, alla data del 13.4.2012, le carceri italiane accoglievano 66.585 detenuti (ossia un tasso di sovraffollamento del 148 per cento). La Corte europea e si è dichiarata “colpita dal fatto che il 40% circa dei detenuti siano persone sottoposte a custodia cautelare in attesa di giudizio” ed ha auspicato “una riduzione al minimo del ricorso alla custodia cautelare in carcere”. Secondo le statistiche, degli oltre 25mila detenuti in custodia cautelare, più della metà sono addirittura in attesa di un primo grado di giudizio. In più, la privazione della libertà di una persona risultata poi innocente, è inammissibile dal punto di vista civile e risulta economicamente dannosa per la collettività che dovrà risarcire (i pubblici ministeri non rispondono degli errori commessi).
In diversi ambienti, per alleggerire il sovraffollamento delle carceri, si ipotizzano indulto e amnistia, che non solo apparirebbero uno strumento ciclico inibitorio di riforme strutturali ma darebbero un messaggio schizofrenico. Da un lato si vuol punire un numero elevato di comportamenti, dall’altro – incapaci di gestire la mole di sanzioni conseguenti – si determina una sostanziale impunità attraverso una continua clemenza nell’impossibilità di celebrare i relativi processi (si pensi agli ingolfamenti per abusivismo edilizio, clandestinità o detenzione di stupefacenti). Piuttosto, per svuotare le carceri, va valutata anche l’introdurre di una qualche forma di cauzione.
In conclusione, per i liberali la linea maestra per risolvere la questione è un intervento legislativo che liberi i detenuti non condannati (salvo quelli perseguiti per reati in flagranza, delitti di sangue, associazione criminale e violenza sessuale) e riduca le circostanze e i termini della custodia cautelare in carcere . Si tratta di una scelta di civiltà che, oltre a rappresentare una maggiore garanzia per la libertà del cittadino, ridurrebbe il numero dei detenuti nei limiti fisiologici di condizioni dignitose nell’ambito delle strutture esistenti. Per questa ragione, due formazioni liberali – Liberali Italiani e PLI – hanno preso l’iniziativa di promuovere una campagna per il “No all’abuso della carcerazione preventiva” e risolvere subito il problema del grave sovraffollamento liberando i non condannati. Con una legge ordinaria, senza bisogno dei 2/3 dei parlamentari richiesti per l’amnistia.
* Avvocato in Roma
La Corte Costituzionale ha funzionato
di Raffaello Morelli *
La pronuncia della Corte Costituzionale sul porcellum ha sollevato alcune riserve: non sull’esigenza di bollare le incostituzionalità della legge elettorale, bensì perché avrebbe svuotato il Parlamento.
Sono riserve singolari, almeno per chi intende la cultura liberale come inseparabile dai comportamenti e quindi dall’impegno politico. Infatti, è indubbio che i liberali sono i principali fautori della centralità del Parlamento, ma non venerano l’istituto a prescindere dal suo funzionamento effettivo. Nel caso, le storture del porcellum (clonato da Calderoli sull’accordo alla Regione Toscana tra Martini e Verdini, oggi senatori PD e FI) erano talmente evidenti che lo scandalo vero erano divenute non tanto loro stesse quanto le doppiezze di tutti i parlamentari che le criticavano e non agivano per correggerle.
Non appena la Corte Costituzionale, su caparbia iniziativa di Aldo Bozzi (tanto nomine…) è stata chiamata a dare un giudizio, non ha esitato a svolgere il suo compito. Così la Corte ha mostrato di essere un meccanismo operativo del vertice dell’ordinamento civile e non una compagna di merende del potere, che ancora una volta le consigliava cautela, insabbiamenti o almeno il ritorno a leggi cancellate. Esercitando correttamente le proprie funzioni, la Corte ha sancito che il porcellum presenta due profili di incostituzionalità. E questo non significa affatto, come sostengono gli ignoranti e certi organi di stampa, che ne deriva la delegittimazione del Parlamento eletto con quel sistema e le leggi da esso emanate. Le sentenze della Corte valgono sempre e solo per il futuro, proprio perché lo Stato è un meccanismo vivo e non un oggetto di culto immutabile fuori del tempo.
Dunque, dal momento in cui le motivazioni della sentenza saranno pubbliche, decadranno le parti della legge incostituzionali e quindi alle prossime elezioni, salvo ulteriori interventi del Parlamento, il sistema elettorale ritornerà senza premio di maggioranza e non potranno esserci liste bloccate. Questa situazione è certo politicamente delicata (e ancor più lo è l’attuale mancata convalida di 148 deputati del PD scelti in base al premio di maggioranza) ma non si può gridare al Parlamento svuotato, perché è stato lo stesso Parlamento che ha legiferato fuori della Costituzione e ha tollerato per anni, con maggioranze contrapposte, il pasticcio senza mai sistemare le cose. I liberali sono fautori del Parlamento purché non si trasformi in un potere autoreferenziale. Se lo fa, esistono altri organi costituzionali pensati per porre rimedio superando le irregolarità. Il che è opportunamente avvenuto nel pieno rispetto del diritto delle istituzioni liberali. Ecco perché le riserve sono singolari.
* Presidente “Liberali a Roma”
Liberali in bianco e nero
di Enrico Morbelli *
Sul piccolo e sul grande schermo – rigorosamente in bianco e nero – ha vestito i panni di Ettore Fieramosca e del Cardinal Lambertini, del sindaco Peppone e del commissario Maigret. Come doppiatore, prestò la sua voce a Laurence Olivier, per espresso desiderio dell’attore inglese. Gino Cervi se ne andò giusto quarant’anni or sono e, nel giorno della ricorrenza, molti hanno ricordato l’attore, ma non il massone e il liberale. Lo facciamo noi.
Alla Massoneria Cervi fu iniziato nel 1946 nella Loggia “Palingenesi” di Roma, appartenente all’Obbedienza della Gran Loggia d’Italia degli Alam, e nel 1947 fu affiliato alla Loggia “Gustavo Modena” di Roma, appartenente alla stessa Obbedienza. Più tardiva fu invece la sua adesione al Partito liberale. Si presentò candidato una sola volta, nel 1970, e i giornali titolarono “Peppone passa al PLI”. Conquistò ottomila preferenze e divenne consigliere regionale del Lazio per il PLI, ma non riuscì a finire la consigliatura, essendo morto a Punta Ala il 3 gennaio 1974, quando aveva 72 anni.
In verità, candidato liberale Cervi lo era già stato una volta, cinematograficamente. Accadde nel 1963 quando girò Gli onorevoli di Sergio Corbucci, la pellicola resa famosa dal tormentone di Totò, alias Antonio la Trippa, portiere monarchico e candidato del partito della Restaurazione: «Votantònio, Votantònio, Votantònio!». Cervi interpretò il senatore del PLI Rossani Breschi, accanto al “comunista” Aroldo Tieri (in verità liberalissimo, grande amico del deputato PLI Giuseppe Alessandrini, nonché figlio del deputato qualunquista Vincenzo Tieri), e accanto alla “democristiana” Franca Valeri (liberale anch’essa e supporter di Carla Martino).
Questa breve carrellata dimostra che lo stereotipo del mondo dello spettacolo “tutto a sinistra” è un luogo comune duro a morire. Già che ci siamo – e rimanendo in bianco e nero – ricordiamo altri tre amici che ci hanno aiutato in tante campagne elettorali del passato remoto: Carletto Loffredo, Bruno Lauzi e Carlo Dapporto. Loffredo, sempre scortato dalla sua band New Orleans, fu più volte candidato alla comunali di Roma. Lauzi, piccolo e polemico, cominciò come iscritto alla Gioventù liberale di Genova e – chitarra in mano – divenne anche Consigliere nazionale. Dapporto era, fra tutti, il liberale più tenero e patriottico. Un giorno ci confessò: “Quando vedo Malagodi in televisione mi commuovo, mi viene un nodo alla gola e mi spunta una lacrima. Dev’essere una lacrima tricolore”.
* Comitato Esecutivo della Fondazione Luigi Einaudi – Roma
mercoledì 15 gennaio
Si riunisce per la prima volta la Consulta Liberale istituita in base al disposto dell’articolo 14 dello Statuto della Fondazione. Il suo compito – come recita lo Statuto – è di rappresentare un punto di riferimento per la cultura liberale e una sede di confronto con il liberalismo internazionale. A tal fine essa può manifestare in maniera autonoma il proprio punto di vista su problematiche che riguardano l’evoluzione e l’aggiornamento del pensiero liberale. La Consulta è presieduta di diritto dal Presidente della Fondazione e può eleggere nel suo seno uno o più vice-presidenti e si rinnova per cooptazione su proposta motivata del Presidente. Per dare concreta attuazione allo Statuto, l’Assemblea della Fondazione aveva dato mandato al Consiglio d’amministrazione di esprimere un comitato ristretto (che è stato poi costituito dallo stesso Presidente Lupo, dai Presidenti Onorari Einaudi, Lunati e Zanone e da Franco Chiarenza) al fine di selezionare un primo gruppo di personalità della cultura liberale cui affidare il completamento della Consulta attraverso successive integrazioni secondo le modalità previste dall’art. 14 dello Statuto. Hanno accettato di far parte di questo nucleo iniziale: Adolfo Battaglia, Luisella Battaglia, Giuseppe Bedeschi, Paolo Bonetti, Salvatore Carrubba, Pierluigi Ciocca, Dino Cofrancesco, Raimondo Cubeddu, Domenico da Empoli, Natalino Irti, Sebastiano Maffettone, Piero Ostellino, Luciano Pellicani, e Angelo Maria Petroni.
giovedì 16 gennaio – ore 15.30
La Fondazione ha organizzato, nella sala dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, un incontro sul tema “e-democracy; rischi e opportunità” in occasione della pubblicazione di un numero della rivista Paradoxa dedicato a questo tema, curato da Franco Chiarenza. L’incontro sarà aperto da Alberto Pera (Vice Presidente della Fondazioene) e proseguirà con una tavola rotonda coordinata da Franco Chiarenza alla quale parteciperanno Giancarlo Bosetti (Reset), Luigi Di Maio (Vice Presidente della Camera – Movimento Cinque Stelle), Stefano Folli (Sole24Ore), Pietro Grilli di Cortona (Università Roma Tre), Antonio Polito (Corriere della Sera)* e Stefano Semplici (Università Roma Tor Vergata).
Seguiranno interventi programmati degli autori dei saggi ospitati nella rivista e di altre personalità interessate al tema che ne facciano richiesta.
Il dibattito sarà concluso dal Presidente della Fondazione Mario Lupo.
* In attesa di conferma
martedì 21 gennaio – ore 17.00
alla Biblioteca del Senato in piazza della Minerva, 38 – Roma, presentazione del libro “Liberalismo senza teoria” di Corrado Ocone edito da Rubbettino.
Ne discutono Giuseppe Bedeschi, Dino Cofrancesco, Luigi Compagna e Luigi Covatta. Modera Federica Buongiorno
giovedì 23 gennaio – ore 18.00
presentazione, in Fondazione, del libro “Made in Europe” di Francesca Romana Fantetti edito da Aracne con Gioacchino Onorati, Pietro Rescigno e Paolo Savona. Presiede Enrico Morbelli
venerdì 7 febbraio
Scuola 2014 di Liberalismo LXXXVIII di LA SPEZIA (Dino Cofrancesco): Armando Bruni di Lerici [email protected], Enrico Morbelli