Lo Stato farebbe bene a regolare e non a vietare. Scienza ed etica non possono essere mai disgiunte. Il progresso dell’umanità si realizza solo quando la scienza e l’etica si integrano. Nell’Aula Malagodi della Fondazione Luigi Einaudi si è tenuta questa sera la nona lezione, “Fondamenti di bioetica liberale”, della Scuola di liberalismo 2024, a cura della professoressa Cinzia Caporale, che dirige il Centro Interdipartimentale per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca del CNR ed è componente del Comitato Nazionale per la Bioetica (PDCM).
“Le idee si affermano se sono buone idee e, secondo me, il liberalismo ha una buona concezione del mondo, che unisce da un lato una bellezza intrinseca di tipo teorico e dall’altro un grande pragmatismo. Non si tratta dunque solo di un’idea romantica, ma anche straordinariamente pratica, per questo la democrazia liberale prenderà via via il sopravvento”. In bioetica esiste una differenza chiara tra liberale e laico, ha sottolineato, il primo “riconosce il primato morale della coscienza individuale, il laico, spesso anche se non sempre, indica lo Stato come il solo interprete della verità. Un liberale, dunque, può essere laico o riferirsi a bioetiche di ispirazione religiosa”. La professoressa, nel corso della lezione, ha approfondito anche i temi dell’intelligenza artificiale, della gestazione per altri e dell’aborto.
Quest’ultimo, ha detto, “è un classico problema bioeticamente irrisolvibile perché non si può chiedere alla donna di continuare una gravidanza che non vuole (un comportamento supererogatorio), ma d’altra parte esiste se non altro l’interesse a nascere del feto”. Dal punto di vista liberale, ha aggiunto, “non credo di aver mai pronunciato la parola ‘diritto all’aborto’ ma di aver parlato sempre di libertà della donna, certamente irrinunciabile nel mondo contemporaneo nel quale vi è un pluralismo bioetico strutturale”.