Gli italiani vogliono il posto pubblico. È quanto emerge da un sondaggio Swg. A un campione di italiani maggiorenni è stato chiesto «quale dei seguenti lavori vorrebbe fare maggiormente partendo da quelle che sono le sue reali competenze». Era possibile dare tre risposte: il sondaggio ha visto trionfare con il 28% l’impiegato pubblico, seguito con il 12% dall’insegnante. Abbiamo chiesto a Davide Giacalone, un commento in merito.
Il risultato del sondaggio è coerente con la proiezione politica dell’Italia. Fin troppo. Scarsissima, per non dire assente, fiducia che il merito sia premiato, sicché diminuiscono i già pochi che avrebbero voluto fare gli imprenditori o i commercianti. Impennata di quelli che aspirano al posto pubblico. Magari si ride quando ne parla Checco Zalone (grande film realista), ma poi si torna seri e lo si sogna.
Perché?
Perché è una protezione, un modo per assicurarsi un reddito senza affrontare il mercato.
Dunue, nel 2018, siamo ancora un po’ statalisti e allergici al mercato?
Questo è il punto: il vento soffia nelle vele di chi promette protezioni, contro il mercato. Solo che quelle promesse di protezioni sono certezze di sconfitta e impoverimento.
Ma è così difficile da capire?
Lo capiscono tutti, giacché aumentando i costi pubblici e mettendo tutti a riparo dello Stato, con più sussidi e più pensioni, non si aumenta la ricchezza prodotta e cresce solo l’arretramento redistribuito. Lo capiscono tutti, ma non ha importanza, quel che conta è sistemare sé stessi. Che esista un interesse collettivo è considerata favola per allocchi. Triste sorte, però, tocca a chi crede siano allocchi quelli che puntano su meriti e qualità. Triste Paese quello in cui la paura di fallire supera la voglia di riuscire. [spacer height=”20px”] [embedyt] https://www.youtube.com/watch?v=S7z_X7fqIDw[/embedyt]