Da quando l’opposizione è al governo sembra che l’opposizione residua, composta da quanti governarono, non sia in grado di svolgere il proprio ruolo. E sì che, invece, ne furono capaci quando si trattò di fare opposizione a quelli che, ora, si ritrovano colleghi, all’opposizione. In particolare, a parte i labbruzzi tremuli e il balbettio sottovoce, nel mentre dal governo si conduce opposizione con tono stentoreo e petto ben gonfio, mi colpisce la sensazione che l’opposizione, o, meglio, le opposizioni, campino nella speranza che arrivi lo scontro con la Commissione europea, sui conti, o il crollo indotto dalle speculazioni, nel mercato dei titoli.
Qui di seguito perché si tratta di due illusioni.
1. Penso che il No della Commissione, ai conti italiani, non ci sarà. Nessuno ne ha voglia, del resto, né da una parte né dall’altra. Non ci sarà perché la Commissione è debole ed a fine mandato, mentre basterà dire che la verifica si farà a primavera (2019), come si dice da anni, per girare ai successori la questione. Non ci sarà perché il governo italiano ha intenzione di far vedere che fa di testa propria, ma nessuna voglia di farlo veramente. Alla fine tutto si ridurrà a qualche decimale di deficit in più, promettendo sfracelli per l’avvenire. Proprio per questo, però, se invece a tanto si dovesse giungere, se lo scontro divenisse inevitabile (si vota anche in Paesi dove si rimprovera l’atteggiamento accomodante con gli spendaroli a schiovere), le opposizioni si troverebbero in imbarazzo nel gestirlo. Più degli oppositori che ora si trovano al governo. I secondi, infatti, diranno: è l’effetto del cambiamento. I primi che dicono, che non è cambiato nulla e che anche loro facevano lo stesso? Chi è che farà la parte del realista sensato: il Berlusconi della doppia moneta o il Renzi del deficit al 3%, che manco i più incoscienti oggi osano supporre? Nessuno avrebbe le carte in regola per utilizzare il No, nessuno avrebbe il coraggio di prendere le parti della Commissione. (Solo noi, qui, ma non siamo né governo né opposizione). Quindi trattasi di attesa inutile e dannosa.
2. Per non dire dei crolli indotti dalla speculazione. Perché intanto speriamo che non ci siano, ma se dovessero esserci sarà una disgrazia per tutti e nessuno avrà l’ardire (neanche noi qui) di salutare con gioia l’impoverimento collettivo. Ma non basta, perché se quell’evento funesto dovesse verificarsi solo poche e deboli voci potranno coerentemente accusare che ce lo siamo cercato, mentre con un coro tonante saranno i governanti a utilizzare l’evento, che effettivamente cercarono, per chiamare alla rivolta avverso i mercati, gli speculatori, le regole insulse e l’estate troppo piovosa, se solo il ricordo di ciò non si sarà affievolito, in autunno.
Fare opposizione significa raccontare una realtà diversa dalla filastrocca di chi governa e proporre cose utili a propiziare un futuro diverso da quello che si paventa ci aspetti. Fare opposizione puntando sulle disgrazie è da disgraziati. E in questo, in effetti, gli oppositori italiani si sono messi avanti con il lavoro.
Davide Giacalone, 20 agosto 2018