Il Governo, con il Decreto Legge approvato il 16 settembre scorso e appena pubblicato, ha introdotto misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione della certificazione verde Covid-19. In pratica, senza il green pass i lavoratori pubblici e privati non potranno lavorare e non avranno diritto allo stipendio, conserveranno il posto di lavoro, perché non potranno essere licenziati, ma sarà difficile per loro mantenere la famiglia. Saremmo indotti a pensare che essendo la pandemia di estensione globale, tutti gli stati adottino strategie di contenimento del virus similari. È così? Come funziona il passaporto vaccinale negli altri paesi europei?
Germania e Spagna, al momento non hanno previsto limitazioni nei confronti di chi non ha il green pass e hanno lasciato alle singole regioni la discrezionalità sul suo utilizzo. In Spagna, la Comunidad autonoma di Madrid, ad esempio, non ha imposto alcuna restrizione generalizzata ma grazie a tamponi a tappeto, aumento dell’offerta di posti letto e terapie intensive, lockdown mirati e limitati ai singoli focolai, è riuscita a contenere il numero dei morti e, allo stesso tempo, ha consentito di mantenere uno stile di vita quanto più normale possibile. InFrancia, il green pass serve per bar, ristoranti, servizi pubblici di trasporto ma non serve per lavorare, né per le scuole o le università. In Irlanda, Austria, Olanda, Portogallo, Grecia, Romania Danimarca, Croazia il pass serve per frequentare ristoranti, palestre, hotel, musei, ma non per accedere a uffici pubblici, scuole, università e nemmeno per andare a lavorare. In Inghilterra, il governo di Boris Johnson ha deciso di non introdurre il pass, facendo marcia indietro rispetto a quanto annunciato in precedenza.
L’Italia quindi è il paese più avanzato su questo fronte, non vi è l’imposizione esplicita di un obbligo vaccinale generalizzato, ma con l’ultimo decreto legge siamo molto vicini a raggiungere quell’effetto. Il green pass è esplicitamente adottato come strumento di salute pubblica, serve a contenere al minimo la diffusione del contagio. Ma è così? In Italia, a partire da gennaio 2021, sono state somministrate quasi 82 milioni di dosi, 40,6 milioni di persone hanno completato la vaccinazione, pari a poco meno del 65% della popolazione, 44 milioni sono i vaccinati con almeno una dose, pari al 73,1% della popolazione. L’obiettivo del Governo -parole di Figliuolo– è arrivare all’80% di vaccinati entro settembre. Ammesso che si raggiunga tale percentuale o che addirittura si superi, ciò basterebbe a contenere la diffusione del virus in termini accettabili per garantire un ritorno alla normalità? In Israele, la campagna di vaccinazione è iniziata il 20 dicembre dell’anno scorso e la percentuale di vaccinati raggiunta è del 61,5% con doppia dose Pfizer, mentre nel Regno Unito i vaccinati con doppia dose sono il 66,1% della popolazione.
Abbiamo imparato a conoscere il concetto di “immunità di gregge” e sappiamo che da quello dipende il ritorno alla normalità. I dati scientifici pubblicati a fine luglio, che giungono da Inghilterra e Israele, però, dimostrano che l’efficacia complessiva del vaccino nel prevenire l’infezione era del 39%, quella contro l’infezione sintomatica del 40,5% e quella contro l’ospedalizzazione e le forme gravi tra l’88% e il 91%. Ma la protezione contro l’infezione cambia molto a seconda del mese di vaccinazione, già a luglio era del 15% per chi si era vaccinato a gennaio e del 75% per chi aveva ricevuto la seconda dose ad aprile. Questo significa che con il trascorrere del tempo l’efficacia dei vaccini cala in maniera considerevole e dopo nove mesi la protezione raggiunge soltanto il 16%, con questa percentuale, il rischio di contrarre un’infezione sintomatica è molto alto anche per i vaccinati con doppia dose. Per questo motivo, anche in Italia è già stata avviata la terza dose vaccinale per i soggetti fragili. In Italia, da gennaio a settembre 2021, la media di somministrazioni vaccinali è di 2,5 milioni a settimana. Con questo ritmo, raggiungere l’immunità di gregge risulterà praticamente impossibile, visto che il rischio di infezione per i vaccinati a inizio anno è crescente nel tempo.
La strategia elaborata dal ministro Roberto Speranza -messa in pratica con l’ultimo decreto legge con l’estensione dell’obbligo di green pass– è una scommessa per allargare al massimo la platea dei vaccinati ma, con il calo progressivo dell’efficacia dei vaccini, il rischio che questa scommessa venga persa è molto alto. In questo caso, presumibilmente, la popolazione potrebbe perdere la fiducia nel vaccino e a quel punto sarebbe complicato convincere gli italiani sulla necessità della terza dose. Siamo certi che l’Italia stia mettendo in pratica la migliore strategia di contrasto al virus? Avanzare dei dubbi non significa ammiccare ai no vax, significa sforzarsi di essere realisti e garantire, con un approccio critico, un contributo costruttivo alla soluzione del problema.