Se la demagogia fosse commerciabile Beppe Grillo sarebbe una risorsa, anziché un vociante demagogo pronto a cavalcare miti e disgrazie. Zitto zitto sul da farsi, nonostante sia il padre della più forte componente governativa, ha ritrovato voce e ispirazione per dire che è arrivato il momento del “reddito universale”: soldi a tutti per il solo fatto d’essere nati. C’è bisogno, no?
In effetti c’è bisogno, ma di due cose: a. ricordarsi che la ricchezza prima si produce e poi si distribuisce, altrimenti si è solo diffusori d’illusioni, spesso accompagnate da una coerente propensione all’evasione fiscale; b. che è proprio l’assistenzialismo ad avere avvelenato l’Italia, ovvero lo spostamento di ricchezza dai produttori onesti verso il non lavoro e verso chi si finge povero semplicemente evadendo il fisco.
In questo difficilissimo momento si deve fare l’esatto contrario: spostare ricchezza, anche a debito, verso le imprese, anche piccolissime, che puntano a mantenere il lavoro e i lavoratori, affinché non si perda il nesso fra spesa odierna e produzione futura. Se quel nesso si rompe si fabbrica miseria e debito non sostenibile, scaricandone il peso futuro su chi dovrà provvedere con il proprio patrimonio. Cosa cui sfuggirebbe, anche qui coerentemente, chi il patrimonio lo ha accumulato sfuggendo al fisco.
Purtroppo è sempre così: nel dolore c’è chi sa di doversi dare da fare e chi prova ad approfittare. Non è una cosa nuova, ma reta una cosa triste.
Pubblicato da Formiche