Negli interventi raccolti in questo volume, risalenti agli anni dal 1917 al 1919, Francesco Ruffini espone limpidamente le ragioni ideali della partecipazione alla prima guerra mondiale degli interventisti liberali e democratici: una concezione volontarista ed umanitaria della nazionalità (col recupero della figura di Mazzini) in contrapposizione alla concezione naturalistica e razzista ritenuta prevalente nella cultura tedesca (la contrapposizione che Federico Chabod renderà poi celebre); la difesa delle nazionalità oppresse e, in questo quadro, l’attenzione alla causa sionista; l’adesione al pensiero e alle idee di ricostruzione dell’ordine internazionale del presidente statunitense Wilson. Nel volume è ripubblicata anche la prolusione Guerra e riforme costituzionali tenuta da Ruffini all’Università di Torino nel novembre 1919. Al di là della specifica ipotesi riformatrice da essa prospettata, vale a dire l’integrazione della rappresentanza popolare espressa a suffragio universale maschile e con sistema proporzionale nella Camera dei deputati con forme di rappresentanza degli interessi e delle capacità culturali da inserire nel Senato, la prolusione ben rappresenta il clima dell’immediato primo dopoguerra, quando forte e diffuso fu l’auspicio che alla ricostruzione dell’ordine internazionale e all’espansione delle democrazie garantita dalla vittoria degli USA e delle forze dell’Intesa, potesse accompagnarsi il rinnovamento e il rafforzamento dello Stato liberale italiano, mediante l’ordinato inserimento delle masse nelle sue istituzioni e nella sua vita politica.