Intervista a Giuseppe Benedetto di Carlo Sala per www.ilpattosociale.it
La Fondazione Luigi Einaudi è nata nel 1962 per iniziativa di Giovanni Malagodi, intitolata al primo presidente della Repubblica italiana e tra i principali esponenti del pensiero liberale nel nostro Paese.
Intenta a diffondere e promuovere il pensiero liberale per divulgare la cultura del rispetto e del confronto tra individui (tenendo conto dello sviluppo tecnologico e della globalizzazione), dal 2016 la Fondazione è presieduta dall’avvocato penalista Giuseppe Benedetto, da sempre impegnato in ambito extraforense e politico nella salvaguardia dei diritti civili, nello sviluppo di una cultura laica (ma non laicista) e nella tutela delle libertà fondamentali del cittadino contro ogni oppressione, anche quella eventuale dello Stato.
Presidente Benedetto, lei è alla guida della Fondazione Luigi Einaudi dal 2016, quali sono state e saranno le iniziative cui la Fondazione intende dar corso sotto la sua gestione?
Continuare sulla strada intrapresa a gennaio 2016. La Fondazione Einaudi è un patrimonio del Paese, un patrimonio storico, culturale e politico. Indirizzo i lettori di questa intervista ad investire qualche minuto del loro tempo andando a visitare il sito www.fondazioneluigieinaudi.it
Quanto ritiene sia cambiato lo spirito liberale nella politica e nella società? Luigi Einaudi discuteva con Benedetto Croce della differenza tra liberalismo e liberismo, ma oggi la distinzione sembra essersi persa e nell’immaginario collettivo liberale è sinonimo di banche e finanze, quindi di avidità, crisi ed egoismo; come si può ribattere a questo modo di preconcetto?
Guardi, una delle esperienze più belle di questo biennio è stata il vedere quali e quanti giovani si interessano alla storia del liberalismo, non solo Italiano. Forse molti sessantenni non conoscono Croce o Einaudi. Ma tra i giovani non è o non è più così. Produrre e guadagnare sono valori positivi, oggi nuovamente avvertiti come tali. Certo non sono tutte rose e fiori, ma ho netta la sensazione che si possa ripartire. Ce la faremo».
Quale messaggio e attraverso quali canali vuole veicolare la Fondazione nella realtà italiana considerando quanto questa sia in costante mutazione e alla perenne ricerca di un equilibrio che sembra impossibile da trovare?
Combattere la mediocrità imperante ad ogni livello nella nostra società. E’ la mission, direi, della Fondazione Einaudi. La storica Scuola di Liberalismo, rivolta soprattutto ai giovani, ma non solo, fa proprio questo, la definirei un’oasi di formazione culturale vera, in un deserto di ignoranza “webete”. E mi scuso per il brutto neologismo. Ma rende l’idea.
Liberale e borghese sembrano a molti un binomio inscindibile, ma la borghesia appare ormai tramontata, soppiantata da un ceto medio impoverito ed attratto più dal consumismo che dall’impegno politico, nonché impaurito dall’immigrazione.
La nostra è una società che vive di paure. Il compito del liberalismo è ridare ai nostri cittadini speranza. Speranza in un futuro migliore, di crescita e non di regressione. Liberalismo contro populismi è questa la sfida di questo inizio secolo.
La recente estensione anche alle ipotesi di corruzione di misure cautelari previste per ipotesi di criminalità organizzata ripropone il nodo della giustizia, cioè di una delle manifestazioni più evidenti del potere pubblico rispetto all’individuo…
Guardi sulla giustizia tocca uno dei temi su cui è più impegnata la Fondazione Einaudi. La civiltà giuridica è travolta nel nostro Paese non solo dalla novella legislativa che lei cita. La FLE è stata in questi ultimi mesi impegnata con l’Unione delle Camere Penali, in quella che definiamo la battaglia delle battaglie per una giustizia giusta ed europea: la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante. Il nostro impegno è e sarà totale in materia.
Si parla spesso di meritocrazia, ma la cultura pseduo-solidale, e cioè solidaristica in senso negativo, così diffusa in Italia non vanifica di fatto ogni possibilità di meritocrazia?
Le dicevo prima che la mediocrità è il male endemico di questa nostra società. Il merito e la meritocrazia sono la ricetta per combatterlo. Quella è la frontiera sulla quale giochiamo il futuro.