I tre chiodi che crocifiggono l’Italia

I tre chiodi che crocifiggono l’Italia

Si annuncia una legislatura europea particolarmente delicato. Si spera di svolta, c’è chi dice fatale, comunque decisiva. Si imporranno scelte strategiche sulla competitività, sulle politiche agricole, sulla transizione digitale, e dunque sui mercati del lavoro, sulla guerra in Ucraina, sul grado di Difesa comune, sul rapporto con la Cina. E, non ultimo, sulla forma stessa delle Istituzioni europee. Scelte che si ripercuoteranno sull’Italia e sulla vita di ciascuno di noi. Ovvio che l’Italia, e di conseguenza chi ne ha la responsabilità di governo, abbia tutto l’interesse a partecipare al gruppo di testa, con una funzione riconosciuta e nelle condizioni politiche ed istituzionali migliori per indirizzare al massimo le scelte strategiche della prossima Commissione e del Parlamento europeo.

C’è però un problema, anzi, ce ne sono tre. Il primo, il principale, è che nessuno Stato membro si presenta a Bruxelles con il capo del governo orientato a sedersi al tavolo di Ursula von der Leyen che il suo vice proclama di voler rovesciare. Siamo solo noi. E siamo, agli occhi del mondo, sempre i soliti. I soliti italiani, perennemente instabili e tendenzialmente inaffidabili. Condizione che di certo non rafforzerà il nostro potere contrattuale in Europa, che probabilmente ci esporrà agli umori di mercati e investitori internazionali e che ragionevolmente incoraggerà più pressanti atti ostili da parte russa e cinese.
Situazione pericolosamente simile si paventa, e potrebbe presto prospettarsi, anche attorno al tavolo dell’Alleanza Atlantica. In tempi di guerra e con un nuovo ordine geopolitico da costruire. È, dunque, evidente e chiaro che il sistematico controcanto del vicepresidente del Consiglio Italiano sull’Europa e sull’Ucraina rappresenta un problema serio, serissimo per il presidente del Consiglio, per l’Italia e per ciascuno di noi.

Il secondo problema, cioè le macroscopica rigidità di Giorgia Meloni rispetto all’establishment e alle dinamiche politiche europee, se non ci fosse il primo probabilmente non sussisterebbe. È infatti logico pensare che se non fossero presenti a destra “nemici” come Matteo Salvini e i suoi omologhi europei, il leader politico e la donna di Stato Giorgia Meloni avrebbero accelerato d’un bel po’ l’inesorabile marcia verso il Partito popolare europeo…

Il terzo problema è semplice da descrivere, ma difficile da risolvere: l’eventuale alternativa a questo problematico governo presenterebbe le stesse, identiche problematicità.
Tre problemi, tre chiodi che inchiodano l’Italia sulla solita, vecchia e traballante croce.

Huffington Post

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