Merita sicuramente attenzione la lettera del presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, pubblicata oggi dal quotidiano La Stampa.
Caro direttore, oggi tutti i partiti hanno il gran vantaggio di non contare nulla o quasi. Lo dico per esperienza diretta. Noi liberali non abbiamo mai determinato scelte di fondo, neanche quando siamo stati al Governo, ma abbiamo sempre avuto il vantaggio di poter dire la nostra opinione ed essere conseguenti nelle nostre azioni: anche in quelle parlamentari.
Nessuno dei gruppi che siede in Parlamento, della sterminata maggioranza, è in grado, preso singolarmente, di determinare la sopravvivenza del Governo. Oggi la pur comprensibile ragione di Stato può lasciare spazio alla più rilevante ragione delle idee. Insomma, alle forze politiche e ai singoli deputati e senatori che sostengono il Governo Draghi (e fanno bene a farlo!) si presenta una grande opportunità. Le dinamiche parlamentari comportano la possibilità, in determinate circostanze, di far prevalere la ragione delle idee. Allora ai tanti, troppi, che oggi si professano liberali ricordiamo la lezione di Benedetto Croce, allorché sosteneva che “liberale” è un sostantivo non un aggettivo e li invitiamo a qualificare le loro iniziative politico-parlamentari sostenendo temi prettamente liberali, senza timore di dover mediare.
Liberale è chi, sulla giustizia, sostiene intransigentemente la separazione delle carriere, il superamento dell’obbligatorietà dell’azione penale, una prescrizione europea e non terzomondista, una riforma del Csm che abbatta il “sistema”.
Liberale è chi, in economia, si oppone e non vota provvedimenti come “quota 100”, reddito di cittadinanza, o salvataggi statalisti tipo Alitalia e affini.
Liberale è chi sa che lo Stato non è nemico, ma la burocrazia ottusa può far molto male.
Liberale è chi crede nell’investimento, creando lavoro senza aspettare sussidi.
Liberale è chi nelle politiche per l’ambiente, invece di accodarsi al mainstream imperante, persegue l’obiettivo di un mondo ecologico degno di essere vissuto, seguendo le indicazioni di un ambientalismo che incroci sviluppo ed ecologia.
Potrei continuare, motivi di spazio me lo impediscono, ritengo però che il concetto possa giungere forte e chiaro. Questo e non altro qualifica il tasso di liberalismo. Nessuno si vergogni del proprio nome: popolari, socialisti, sovranisti, populisti o come preferiscono. Non liberali!
Alle forze politiche la risposta, per facta concludentia. Su questo si misura la loro attrattiva per il nostro mondo. Attendiamo. Da liberali, senza fare sconti, ma senza pregiudizi. Non intendiamo dare patenti, ma neanche subire lo scempio di un nome alto e nobile. Oggi molti, tutti, usano quel termine per aggettivare ogni stravaganza. In questi giorni abbiamo sentito definirsi liberali personaggi che sono quanto di più lontano possibile dal liberalismo, in tutte le sue accezioni. Coloro che si muovono con convinzioni profonde e non per frasi fatte, dimostrino in concreto di non essere tra costoro. A loro la parola, anzi a loro i fatti.
Massimo Ascolto