I francesi si stanno sfidando a chi è francese. Che potrebbe essere anche una gara intrigante se non sconfinasse ripetutamente patetico. E potrebbe essere un problema solo loro, talché lo si osservi con il distacco sorridente che avevamo nel vedere portar via lunghi pani senza una busta per contenerli. Senonché non è affatto un problema solo loro, ma un atteggiamento presente ai quattro canti del nostro mondo, declinato secondo i gusti e le tare di ciascuno. Potremmo definirla: l’ossessione dell’identità. Che è una trappola, subito dopo l’essere una bugia.
Alla base dell’ossessione vi è il terrore di perderla, l’identità. Che sia manomessa, deprivata, diluita, frammischiata con altre e insidiose identità. Peccato che queste stesse ossessioni s’agitarono all’interno di quella che oggi si vive e sente come identità nazionale. Manzoni racconta con occhio divertito ed economico dei tessili lombardi aggrediti dalla concorrenza di quegli stranieri sfruttatori dei tessili veneti. La Francia del cognac non parla proprio come quella del calvados, per non dire di Marsiglia. Certo che esiste un’identità tedesca, francese, italiana e via così, ma sono date dalla storia nazionale che raccoglie tante diverse identità. Se ci si mette su quella strada si frazionano i condomini.
La trappola arriva subito dopo: se ragiono in termini di sola identità nazionale, dando dello svenditore e del traditore a chiunque non la pensi come me (e i francesi sono avanti, in tale accapigliarsi), va a finire che cancello l’identità individuale a favore di quella di suolo e sangue (presunti entrambi). Ammazzo la libertà. Dopo di che non si pone neanche il problema d’essere sopraffatti, perché ci si è già annientati da soli.
Ciascuno di noi è affezionato all’identità culturale, dialettale, culinaria dell’area in cui è nato, ma anche in grado di osservare la diffusione e successo dei ristoranti altrui. Una ragione ci sarà e non è la sopraffazione, ma la curiosità e la libertà. Belle cose. I tedeschi sono il Paese più popoloso d’Europa, ma fanno poco più dell’1% della popolazione globale. Tutti assieme, noi europei, sfioriamo il 6%. Ma siamo i più ricchi, sani e liberi. Le qualità si difendono espandendole, le identità difese con le barricate sono perdenti in partenza.
Basterebbe che, con un piccolo sforzo, i francesi guardassero oltre la Manica. Che lo facessimo noi tutti. Vedremmo un grande popolo che sono più di uno, che ha votato per una barricata e che oggi conta più del 65% che pensa: forse non è stata una grande idea. Perché per espandersi ci si deve anche arricchire e chiudendosi ci si impoverisce. A quel punto ad affondare le preziose identità saranno stati gli sciocchi identitari. O sovranisti che dir si voglia.Identitari contro l’identità.
La Ragione